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giovedì 31 luglio 2014

COME NASCE DRIZZIT, IL NUOVO CARD GAME TARGATO POST SCRIPTUM!


Quest’oggi a Idee Ludiche ben TRE ospiti d’eccezione! A raccontarci i segreti di Drizzit card game abbiamo nientepopodimenoche Mario Sacchi, titolare di Post Scriptum, Andrea Chiarvesio, il game designer che si occupa dello sviluppo del gioco e Luigi Bigio Cecchi, l’artista creatore della striscia fantasy che ha appunto come protagonista l’elfo scuro Drizzit. Un esemplare trittico di professionisti per un gioco che si prospetta davvero interessante!

.Ciao Mario e bentornato a Idee Ludiche! Andiamo subito al sodo, come (e soprattutto da chi) nasce l’idea di realizzare un card game su Drizzit?

M: Da Bigio! Come facilmente intuibile leggendo il suo fumetto, Bigio è un appassionato di giochi (di ruolo e da tavolo) e come tale aveva iniziato a creare un card game con i suoi personaggi. Nel frattempo io ero entrato in contatto con Shockdom per altri motivi e, quando il suo titolare, Lucio Staiano, mi ha messo al corrente di questo progetto, ho voluto fortissimamente farne parte.

.Mario, come è stato lavorare insieme ad Andrea e Bigio?

M: Beh, c'è stato davvero tanto da fare: le nostre tre anime sono ben distinte e per conciliarle spesso sono serviti scambi di idee approfonditi! Bigio ovviamente ha sempre avuto a cuore gli aspetti più tematici, badando che nessuna regola andasse in contrasto col fumetto. D'altra parte Andrea ha però sempre controllato che non si venissero a creare effetti troppo sbilancianti (per esempio: Baba Yaga nel fumetto è davvero potentissima e abbiamo dovuto renderla un po' più debole perché fosse giocabile), mentre io ho supervisionato tutto nell'ottica più commerciale e concreta, pensando al prodotto finale. A volte è successo che queste tre visioni fossero in contrasto, ma alla fine abbiamo sempre trovato una via che soddisfacesse tutti. Dopotutto, abbiamo sempre avuto lo stesso scopo finale, cioè fare un bel gioco! A mio parere, quindi, la cooperazione è stata molto positiva e sono davvero convinto di tutte le scelte fatte. Ma d'altra parte è quello che mi è sempre successo lavorando a ogni gioco. Dietro a tutti i titoli c'è sempre un team di sviluppo e alla fine le soluzioni migliori arrivano lavorando insieme. È la parte del mio lavoro che mi piace di più :)

A: Ha già detto tutto Mario, da parte mia aggiungo che è bello lavorare insieme a dei professionisti (e sia Mario che Bigio lo sono) perché le opportunità per imparare qualcosa non mancano mai, e alla fine si trova appunto sempre una soluzione comune spesso migliore dei punti di partenza individuali!

B: Come ha già detto Mario, a parte aver ideato quello che era il prototipo iniziale del gioco (se fosse un fumetto, si parlerebbe di “soggetto”), il mio ruolo durante il processo creativo è stato principalmente quello di far rispettare lo “spirito” del fumetto anche nel gioco. Ho messo a dura prova sia Mario che Andrea pretendendo che alcune carte e alcuni meccanismi fossero in un certo modo, semplicemente perché in quel modo sarebbero stati più fedeli alle mie storie e fumetti, e credo che i lettori del fumetto di Drizzit apprezzeranno certi dettagli. Per il resto, ho appena letto la stesura definitiva delle regole e la mia prima impressione è stata: WOW, ma davvero abbiamo tirato fuori 'sto capolavoro di gioco? Ahah sono molto contento di come sia venuto fuori. Forse non sarà il gioco di carte più bello del mondo, ma è sicuramente Drizzit dalla prima all'ultima carta, e non vedo l'ora di lavorare alle future espansioni!

.Ciao Andrea, puoi raccontarci un po’ più approfonditamente di cosa si tratta? Ossia meccaniche, durata, target…

Andrea Chiarvesio "Bigiato" :)
Il gioco nasce da un’idea dello stesso Bigio. Il prodotto finale rispecchia ancora molto il suo prototipo iniziale e, credo, rispetta molto il mondo della striscia. È un cooperativo puro, dove ciascun giocatore assume il controllo di uno dei personaggi principali del fumetto e tutti insieme vivono un’avventura, all’incirca corrispondente ad uno dei primi tre albi a fumetti pubblicati finora.
Lo scopo è sconfiggere i tre “boss” principali di ogni avventura, per raggiungere i quali ovviamente il gruppo dovrà farsi largo attraverso schiere di nemici minori, imprevisti ed eventi, trappole letali e incidenti di percorso (come ad esempio lasciare
Katy a fare la guardia di notte, o attacchi di fame improvvisa).
Volevamo un gioco che fosse giocabile anche da quei lettori del fumetto (e sono molti) che non sono anche degli abituali giocatori, e nello stesso tempo che comportasse un minimo di profondità strategica nelle scelte tale da renderlo potenzialmente interessante anche per gli appassionati del fumetto che sono al contempo dei giocatori abituali.

Il risultato, che pensiamo di aver raggiunto, è un gioco facile ma non banale, dalla durata ragionevole (30-60 minuti per un’avventura in funzione del numero dei giocatori – e di quanto si riesce ad avanzare nella stessa) e, come nello spirito del fumetto, credo anche molto divertente per le situazioni che possono venirsi a creare durante il gioco.

.Ciao Bigio, per chi ancora non lo conoscesse, puoi parlarci di Drizzit e del suo mondo?

Drizzit è un webcomic che ho iniziato a disegnare alla fine del 2010, ed essenzialmente si tratta di una striscia a fumetti (una comic strip proprio come Peanuts o Sturmtruppen). Prende spunto da alcune icone classiche del fantasy, dal mondo dei giochi di ruolo e delle favole, e racconta una storia originale che viene però pubblicata una striscia al giorno, tutti i giorni, in maniera gratuita online. Il protagonista è un elfo scuro tappo leale e di animo gentile, che incontra e fa gruppo con una serie di personaggi molto particolari come Dotto, il nano filosofo, o Baba Yaga la malvagia strega divinatrice. Forse proprio grazie alla sua formula, di facile fruizione e con tanto umorismo, Drizzit ha avuto negli anni un successo sempre crescente. Siamo ormai al quinto albo pubblicato, con molta soddisfazione.

Mario e Bigio
 
.Da quanto tempo ci state lavorando? Quando uscirà?

M: Abbiamo iniziato il lavoro di sviluppo “serio” a metà aprile, e da allora ci siamo sentiti tutti i giorni. L'uscita è prevista per ottobre.

.Dobbiamo aspettarci altre novità in casa Post Scriptum?

M: Beh, come ben sai l'anno prossimo dovrebbe uscire il gioco sui moschettieri il cui titolo non è ancora definito perché è stato indetto un concorso fra gli appassionati e il “vostro” Lollo è fra i finalisti :). Poi abbiamo lavorato ancora con Placentia Games  per l'espansione di Florenza: The card game e per l'attesissima ristampa di Florenza. Inoltre abbiamo parecchi altri giochi interessanti fra le mani, fra cui almeno un paio davvero sorprendenti!
Per ora non posso dirti ancora nulla di ufficiale, ma come sempre sarai fra i primi ad essere informato! ;)

Un enorme grazie a Mario e a tutto il team di Drizzit per questa bella chiacchierata, vi faccio i migliori auguri affinchè questo card game possa raggiungere nel più breve tempo possibile il successo che merita!

Ti prendo in parola caro Mario, alla prossima dunque con altre succose novità :)

giovedì 24 luglio 2014

"MIO CARO MAX… DOMINI ON ICE (tazza del cesso)”


 
Finalmente MAX! Finalmente. Non vedevo l’ora di parlar male di questo gioco.
Non vedevo l’ora di poter insultare Vaccarino, l’autore americano di questo cinquecentocartegame, dopo averlo difeso a spada tratta per Kingdom Builder.

Sì, voi che avete sputtanato quel piccolo gioiellino di posizionamento, allora io vi sputtano quel Bignamino del Nerd che è Dominion.

Dominion. Il gioco di confine. Lo spartiacque.
E’ un gioco che mi sta proprio sul cazzo, poi  vabbè ci gioco un po’ di partite sul cellulare, sulla nota versione Androminion. Ma toh, qualche partita, al cesso o sul treno, toh.

Va bene, allora, facciamo il punto.

Dominion è il troppissimo innovativo gioco di carte che ha rivoluzionato il mondo del giuoco da tavolo con il fantasmagorico sistema del “Deck-Building”, ovvero, “tipo Magic che fai il mazzo, ma mentre giochi”.
Vincitore dello Spiel des Jahres 2009, è stato il segnale che ha mostrato il fianco al premio, perché, come tutti confermano, questo non è un gioco da Spiel des Jahres, ma da quello che poi sarà il “Kennerspiel des Jahres”, cioè il premio per i giochi più complessini. Come “7 wonders”, il nuovo “Instanbul”, “Village”. Insomma, un giochetto non per gente alle prime armi.
Non che il gioco sia difficile, come tu ben sai, caro Massimiliano: ogni giocatore ha un mazzo a disposizione, che incrementerà durante il gioco, comprando altre carte da un pool, che offrono nuove monete, nuove azioni speciali, punti vittoria. Nel turno, il giocatore pescherà dal suo mazzo, giocherà azioni, comprerà e, se ha finito il mazzo, rimescola il tutto, aggiungendo le carte acquistate nei turni precedenti.
Facile facile.
Ma c’è un ma, ed è questo:

“senti, ma… la finiamo qui?”

“vabbè ma quindi?”

“vabbè, io compro il mercante eh”

[cit. svariati giocatori]

Partendo dal presupposto che Dominion non è un gioco per giocatori casuali, credo che esistano diverse tipologie di giochi “medi”. Ecco, Dominion non è decisamente un “secondo scalino” verso l’approfondimento dei titoli.
Dominion:
è un gioco molto nerd, richiama una tipologia di giochi per nerd, richiama Magic e tutte quelle cose bleeah.
È un gioco che richiede di essere strategici e non tattici, e la gente non vuole essere strategica, vuole essere tattica. Vuole vedere il risultato della scelta, non dopo tot. turni, ma appena fai la mossa.
Il gioco da tavolo dovrebbe essere sociale e invece questo antipaticissimo gioco è un antipaticissimo solitario  che ti va bene giusto se giochi contro Mario Sacchi e TeoOoh e c’è a terra la carta del “Taglialegna”. E non mi sembra giusto motivare il perché, che poi diventa un gioco divertente e non se lo merita.

Autori di giochi, vi prego, basta, basta con il deck building, basta con quelle idee che richiamano sudaticci adolescenti con le magliette dei Rhapsody, Rapsohdy, Raphsody. Non so nemmeno dove sta la acca.
Sogno un mondo del gioco da tavolo, nel quale non si debbano fare calcoli probabilistici per diventare bravi giocatori, che la fortuna non sia più uno spauracchio, che quando vinci fai “steeeecca” al perdente a fianco a te, che se stringi alleanze improprie i tedeschi e gli americani tedeschizzati s’innervosiscono, e se lo meritano pure. E no, non vorrei un mondo pieno di giochi con zombi e creature fantasy e mostri che si mazzuolano.

Insomma Max, l’hai capito che a me Dominion fa cagare? Sì?

Infatti ora vado a fare la duemilaquattrocentocinquantaseiesima partita sul cesso.
 

 
Cordialmente,
 

Benedetto

venerdì 18 luglio 2014

CONBOCA: STORIA DI DADI, D’ARMI E D’AMORI

di Lollosven

Una web star come TeOoh non si sposa tutti i giorni, nel tentativo di dargli un adeguato funer…festeggiamento, abbiamo organizzato una mini convention intitolata alla sua memoria.

24h di gioco non-stop in cui a turno lo si impegnava con giochi nuovi e classici.
Il tutto è iniziato con l’organizzazione del piano per il rapimento, si mormora di riunioni segrete in cui venivano dati i nomi in codice ai diversi membri della gang, Mr. Brown, Mr. Green, Mr. Red e l’immancabile Mr. Pink nonché sopralluoghi sul luogo dove l’abduction doveva essere portata a termine.

Si dice che esista anche un video* che riprende i criminali all’opera (di seguito un paio di immagini che sembrano testimoniare la fondatezza di tali voci), alcuni giurano di averlo visto altri dicono invece di volerlo cancellare dalla memoria, se mai dovessimo mettere le mani su una copia non esiteremo a pubblicarla a rischio della nostra incolumità.


I presunti criminali!

Il sabato mattina ad un’ora imbarazzante i 13 membri delle Iene si presentavano all’uscio della casa della vittima e a gruppi di 2-3 come la compagnia dei nani dello Hobbit bussavano e si facevano aprire la porta da uno sconcertato TeOoh, in pochi istanti il sonno lasciava spazio allo stupore e alla confusione mentale mentre veniva caricato in macchina.

Il famigertao Fabjoski aveva messo a disposizione la sua casa tra i monti per il fine settimana e visto il quantitativo di cibo che ci avrebbe fatto ingurgitare nelle ore seguenti il dubbio che ci volesse far fare la fine di Hansel e Gretel rimarrà costante durante la 2 giorni…
Non posso per motivi di pudore raccontare tutto quanto successo in questa ConBoca per cui mi limiterò a segnalare quanto giocato e a dei brevi commenti, se passate a trovarci un mercoledì sera a Galliate non farete difficoltà a trovare qualche membro del gruppo che di fronte a un’ombra di vino vi potrà narrare gli incredibili aneddoti, starà poi a voi credere o meno che possa essere veramente successo.

Incan Gold!

Bruges : un Feld “minore” uscito nel 2013, penalizzato almeno qui da noi in Italia dalla forte dipendenza della lingua, forse troppo legato alla fortuna nella pesca della carte, se non esce il colore che ci serve o se i personaggi mal si combinano con i nostri piani diventa difficile avere qualche speranza di vittoria. Nonostante questo è un titolo piacevole e divertente, di durata abbastanza contenuta e con un’ottima veste grafica. TeOoh pare averlo apprezzato ma non entusiasmato.

 


Saint Petersburg : gran bel classico, partita a 4 dove TeOoh punta forte sugli aristocratici e ottiene di poco la vittoria contro Claudio che seguiva invece una strategia basata sui palazzi. Ottimo gioco che dovrebbe stare in ogni collezione di un appassionato, se poi contiamo che a Essen uscirà la nuova edizione con veste grafica rinnovata….

 


Incan Gold : filler che ci ha salvato dal coma verso le 5 di mattina, giochino veloce basato sul meccanismo “push your luck” che ci ha divertito e spinto a fare 3 partite di fila. Maledetta vecchia mummia!

 


Tales of the Arabian Nights : ok questo è stato forse il piatto forte della nottata, 3 ore e passa di storie assurde tra boriosi “re dei ladri” che venivano derubati ad ogni passo, avventure sottomarine dove mostri marini leggendari venivano uccisi da rutti e bestemmie, malefiche incantatrici che diventavano improvvisamente principesse vogliose… e ovviamente TeOoh che nemmeno ci fossimo messi d’accordo si trova sposato con prole a metà partita! Un gioco che con la compagnia giusta diventa epico, raccomandatissimo se avete almeno un giocatore che conosce bene l’inglese e non si spaventa dal tomo di 300 pagine con le avventure.

 


Caylus : mai vista una partita a 3 che si chiude con un pari merito di tutti i giocatori, sconcerto totale nel re dei worker placement ma ragazzi se è sempre un giocone.

 


Sherlock Holmes : due investigatori terminano l’ultimo caso, un po’ di amarezza e delusione, forse è uno dei casi più “deboli” ma anche la tristezza di aver finito un bellissimo titolo può aver influito, rimaniamo in attesa delle promesse espansioni di Mamma Asterion :)

 

Eclips..no Nations : setup e inizio della spiegazione di Eclipse, sfortunatamente nessuno lo conosceva bene e dopo poco viene rimesso nella scatola e parte una partita a 3 di Nations, titolo più che buono dove il buon Nylo ha ragione abbastanza in scioltezza dei fragili paesi nemici.

 


Hive : giocate diverse partite in piena notte accompagnato da una bottiglia di Braulio, condizioni ideali per sviluppare una sana entomofobia, aspettiamo inutilmente che bussi il buon Grissom per spiegarci le meccaniche di riproduzione della coccinella.

 


Avalon : verso le 6 di mattina dopo 24 ore di veglia non è il miglior gioco da tentare, partita che va a monte quando 3 buoni in squadra riescono a dare 2 voti di fallimento (per chi non lo conoscesse i buoni non possono far fallire le missioni!).

 


Istanbul : fresco vincitore di SdJ, vede TeOoh alle 8 di mattina ormai al completo sbando mentale insultarsi tra le vie del Bazaar con Fede e PJ. Stravince il quieto Dan che riesce a giocare flemmatico e in religioso silenzio, l’incontro al ponte di Galata con quel derviscio l’ha sicuramente cambiato, si intasca i 5 rubini mentre gli altri sono ancora intenti a sfidarsi a lanci di Falafel.

 
 

 

Devastati si rientra nel pomeriggio di Domenica, la ConBoca è stata un’esperienza unica e speriamo ripetibile, si rimane d’accordo che andrà rifatta anche se questo vuol dire che ogni anno uno di noi dovrà sposarsi…!


Il gruppo al completo!


P.S. dopo queste giornate Giò e Commi hanno deciso di vivere insieme, se contiamo la convivenza come forma di unione civile analoga al matrimonio abbiamo un bonus di 2 anni di ConBoca già garantite :)
 
 
P.P.S. ecco il link al Vlog di TeOoh seguendo il quale scoprirete di più sul famigerato video* di cui si è detto più su nell'articolo ;)

martedì 15 luglio 2014

... E’ INUTILE CHE INSISTI, A ME I GIOCHI IN SCATOLA FANNO PROPRIO CA CA RE! :'(





“Mi è capitato abbastanza spesso di avere persone invitate a cena che alla domanda ‘vi va di fare un gioco?’ mi hanno risposto ‘a me non piacciono i giochi di società’, ma non mi è mai capitato nessuno che, alla fine della serata, avesse ancora quell’idea in testa”

(Spartaco Albertarelli)

 

“Tzè, perché non ha mai cenato con me!”

(mia moglie)


 
Se sei un superappassionato di board games non è facile avere accanto una persona che non condivide nemmeno lontanamente la tua passione. Eppure io non demordo, vivo con la convinzione che prima o poi arriverà anche per lei quel fatidico dopocena in cui la sua mente si aprirà e scoprirà finalmente un mondo fatto di meeples e cubetti colorati. Ma nel frattempo non mi resta che continuare a diffondere il verbo ludico altrove, per la mia incolumità possibilmente lontano da lei, tanto si sa, nessuno è profeta in patria :(

E allora mi son detto: è la mia volta?!
Si, dai adesso tocca proprio a me fare una bella classifica dei 10 migliori giochi da tavola di sempre, i migliori mai inventati, i più giocati, i meglio conosciuti dai gamers, ma anche dai profani, dalle famiglie, dai bambini ma che piacciono anche agli adulti… quelli da supermercato e da giocherie… anzi quelli intelligenti, i più intelligenti di tutti i tempi… ma anche quelli simpatici ovviamente, i party game, i family game e gli introduttivi… poi però ci metterei anche quelli storici, che se anche adesso fanno schifo, anticamente hanno cambiato la storia mondiale del gioco, e…
Partirei quindi con… ehm… ma si quello a cui hanno giocato tutti almeno una volta… quello che lanci i dadi e ti cartelli dabbrutto! Che piace a tutti!
Aspetta, di giochi così però ce n’è più di uno… Risk (RisiKo! in Italia) è stato il primo, il capostipite, Axis & Allies in realtà è più figo e dettagliato, ma anche FortressAmerica ha fatto la sua parte… e King of Tokyo dove lo mettiamo?! Con i suoi dadoni e personaggi cartonati extrasize! Uff… ma ci sarebbe anche Bang! The Dice Game che è bello e veloce con dei gran bei dadi colorati…
Frena un attimo, adesso stiamo andando nella direzione dei party game.
Beh allora devo per forza mettere Dobble o Fun Farm, che tutti quelli che ci giocano poi vogliono sempre farci un’altra partita! Anche se i giochi di destrezza non sono proprio il non plus ultra, se non sei in piena forma potresti rimanere frustrato dal fatto di non prenderne mai una meglio allora un Dixit o un Kaleidos, no?! Giochi adatti a tutte le tipologie di giocatori, che non possono non piacere, un po’ come Carcassonne, un ever green che non tradisce mai, o Ticket to Ride, o Samurai di Knizia, quel tipo di giochi che piacciono anche al nonno! Lo stesso nonno che amava giocare a Scacchi e ora non può fare a meno di Quarto, che mi ha insegnato a giocare a Shangai (Mikado) e adesso si diverte troppo con Villa Paletti, che a Natale estraeva con maestria i numeri della Tombola e adesso, beh, adesso c’è Augustus!
E io questo Augustus lo metterei nella mia lista dei migliori giochi da tavola di sempre, i migliori mai inventati, più giocati, meglio conosciuti dai gamers, ma anche dai profani, dalle famiglie, dai bambini ma che piacciono anche agli adulti ecc… perché è un titolo che potrebbe tranquillamente fare da ponte tra i ciò che ERANO i giochi qualche anno fa e ciò che SONO diventati oggi.
I tedeschi ci avevano visto giusto inserendolo nei finalisti dello Spiel des Jahres, e gli italiani ancor di più premiandolo come Gioco dell’Anno 2013!
 In Augustus infatti non c’è solo la fortuna, c’è anche quel minimo di gestione che ti fa capire che esiste altro oltre all’estrarre tessere o tirare dadi semplicemente sperando che tutto vada bene! Inoltre sfrutta un meccanismo oliato, noto a tutti, che è ben radicato nel DNA di ognuno di noi, giocatori e non.
E’ un gioco dalla durata contenuta che piace a tutta la famiglia, anche al pubblico femminile che notoriamente ha gusti più “difficili” rispetto a quello maschile.
Un titolo che potrebbe tranquillamente fare coppia con l’ormai famoso 8X (8 minuti per un impero) che a molti piacerebbe vedere come simbolo di rinnovamento e rinascita ludica e ammetto che anche io, sul subito, trascinato dall’entusiasmo di chi lo proponeva come tale, pensavo che avrebbe potuto incarnare l’eletto!...
Ma poi, riflettendoci bene, potrà mai un solo gioco (per di più un filler) soppiantare dall’immaginario comune mostri sacri come RisiKo! e Monopoli che da decenni albergano nelle case delle famiglie italiane? Il povero 8X avrà le spalle abbastanza larghe da sobbarcarsi un così arduo compito?
Potrebbe… ma non da solo.
Penso che 8 minuti per un impero abbia bisogno di amici forti e collaudati che lo aiutino a farsi portatore di novità, che cavalchino al suo fianco come i tre moschettieri hanno fatto con D’Artagnan, uniti come i quattro cavalieri dell’Apocalisse… ops, forse sto esagerando, meglio definirli “il Poker d’assi del rinascimento ludico”!? Si, questo potrebbe funzionare :)
Vabbè, ma il nome non conta, cioè che importa è identificare i papabili che possano fare breccia nell’immaginario di chi dei giochi conosce solo il lato più commerciale, quello dello scaffale del supermercato.
Credo che a tale scopo non serva una top ten dei migliori giochi di tutti i tempi o di quelli per famiglie o degli introduttivi o di che vi pare a voi.
Quattro titoli.
Per come la vedo io quattro titoli bastano e avanzano per incuriosire ed “iniziare” chi è propenso ad affacciarsi al mondo dei moderni giochi in scatola. Quattro giochi che presentino elementi familiari e rassicuranti, con meccaniche semplici, regole facilmente assimilabili e possibilmente esteticamente accattivanti.
Quindi per quanto detto in precedenza, continuando sul filone pokeristico, ad Augustus assegnerei ovviamente l’Asso di Cuori.
 
Ma gli altri 3 quali potrebbero essere?
Io provo a buttarveli lì, senza particolari pretese se non quella di voler provare a dare anche io un’opinione sul più che mai attuale e controverso argomento “STRATEGIE DI RILANCIO DEL GIOCO DA TAVOLO” :)
 
Vai con l’Asso di Quadri: senza indugio consiglierei Samurai, un gioco elegante e riflessivo dalle regole facilmente assimilabili. Un ottimo sostituto per i soliti Carcassonne , I Coloni di Catan o Tiket to Ride che vengono spesso (e a ragione) proposti ai neofiti.
 
L’Asso di Fiori se lo aggiudica invece l’esplosivo King of Tokyo, sicuramente gradito dai più irrequieti che amano lanciare manciate di dadi e menare fendenti a destra e manca! Ideale per le sessioni di gioco caciarone e per il pubblico più giovane!
 
L’Asso di Picche lo assegnerei ad un gioco cui tengo particolarmente, un titolo che sta vivendo una seconda giovinezza, rivitalizzato dalla sapiente mano di artisti di prim’ordine e dal genio di Spartaco Albertarelli, che lo hanno rilanciato prepotentemente, realizzandone recentemente anche una versione Junior. Sto parlando dell’ottimo Kaleidos, un gioco per tutte le stagioni, che sfrutta anch’esso un meccanismo che tutti ben conosciamo fin da bambini (io lo chiamavo nomi, cose, animali!).
 
E per finire (eh, non dimentichiamoci che in una mano di poker ci sono 5 carte!) tranquilli, non mi sono dimenticato di 8 minuti per un impero, lui ha sicuramente un posto di riguardo nella mia personale mano di poker, per tutti i motivi che il buon Dado Critico elenca qui ma anche perché è un fillerino a cui gioco sempre volentieri, quindi lo incoronerei: Re di Cuori! ;)
Poker d'Assi al Re!
 
E poi vada come vada!

Che le mie scelte siano opinabili ne sono conscio, ma d'altro canto non faccio del male a nessuno auspicando un cambiamento che si concretizzi partendo da titoli "soft", che non stravolgano le fragili conoscenze ludiche degli italiani.
Tanto alla fine nonostante “l’uomo sia davvero uomo solo quando gioca”, nonostante “non si smette di giocare perché si invecchia ma si invecchia perché si smette di giocare”, nonostante “il gioco mantiene giovani”, nonostante tutte le massime che possiamo trovare a supporto della bontà della nostra passione, credo che l’unica verità sia quella che mi ha scritto un amico tempo fa:
 
“… dobbiamo ammettere che è sbagliato pretendere che a tutti piacciano i giochi da tavolo. A volte non è questione di gioco o di genere, ma di attitudine. Del resto, non a tutti piacciono i Beatles, e non tutti nutrono interesse per la musica, al punto che qualcuno potrebbe addirittura vivere bene anche se non l'avessero inventata…”.
 
Che dire, questa è una frase assolutamente veritiera, ma poveretti quelli che non giocano... non sanno cosa si perdono! :D
 
Max_T
 



    Augustus, Asso di Cuori: link a BGG
        Samurai, Asso di Quadri: link a BGG
           King of Tokyo, Asso di Fiori: link a BGG
              Kaleidos, Asso di Picche: link a BGG
                 Otto minuti per un impero, Re di Cuori: link a BGG

 
 
 

giovedì 10 luglio 2014

PERCHE' MI PIACE... SAMURAI (9)


 
Nessuna recensione, niente meccaniche, niente voti, semplicemente prendo un gioco della mia collezione e vi spiego perché mi piace giocarlo!
Se la mia opinione sarà utile a qualcuno non lo so (ovviamente spero di si!) ma mi piace l’idea di raccontarvi il perché ed il percome un dato titolo mi affascina, senza giudicarlo o valutarlo, ma facendone emergere solo i lati, a mio parere, positivi.
Quindi buona lettura e… spazio ai commenti! J


SAMURAI (1998)
di REINER KNIZIA
2-4 giocatori
30-45 minuti
Piazzamento tessere, controllo territorio, set collection, gestione della mano.

 





Mi piace perché:
 

> Innanzitutto perché è stato il primo “vero” board game che ho acquistato! Mi ha sempre affascinato e lo considero tutt’ora un capolavoro di Knizia.

> E’ un gioco elegante e raffinato, a partire dai componenti: spiccano in particolare gli splendidi segnalini in plexiglas nero (rappresentanti i 3 tipi di risorse da ottenere per vincere: elmetti, buddha e risaie) che sono gradevoli sia alla vista che al tatto.

> Samurai è ottimamente bilanciato e scala benissimo grazie al tebellone componibile. In due giocatori si raggiungono livelli scacchistici davvero elevati, ma nonostante questo…

> … E’ un ottimo gioco da proporre come entry level. Ha regole semplici e facilmente assimilabili, una grafica un po’ retrò che risulta quindi “familiare” ai casual gamers ed un set up rapido. Può essere giocato da chiunque.

> Le peculiari condizioni di vittoria sono il punto forte del gioco. Infatti un giocatore vince se detiene la maggioranza di due risorse su tre. Altrimenti i giocatori che hanno la maggioranza di una sola risorsa sommano il numero di segnalini degli altri due tipi che possiedono e li confrontano con quelli degli altri giocatori; a questo punto vince chi ha il totale maggiore. Bisogna quindi optare per una raccolta di risorse ben equilibrata!

> In definitiva è un titolo che poggia su poche e semplici regole, ma assolutamente non banale, nel quale è presente una grande interazione tra i giocatori e che necessita di una attenta pianificazione per raggiungere la vittoria. In più mettiamoci che è di piazzamento (e sapete quanto adoro i giochi di piazzamento!) e abbiamo il gioco perfetto per ogni occasione! J

I raffinati pezzi in plastica, la vista d'insieme ed il tabellone componibile
 

Se vi ho incuriosito e volete provare SAMURAI vi aspetto ogni mercoledì alla Ludoteca Galliatese, dove potrete trovare anche molti altri titoli interessanti!

venerdì 4 luglio 2014

“MIO CARO MAX… ECCO IL GIOCO CHE DOVREBBE ESSERE IL VERO 8X!”


 
Prologo:
proprio nel mentre che buttavo giù questa letterina per Maximissimus, è uscito un bell’articolo del Dado Critico, riguardo al “vendere il nuovo giuoco da tavolo ai nuovi non-giuocatori”. Lui propone di evangelizzare il nuovo “non-giuocatore” con “8 Minuti per un impero”. Io propongo Dixit. I motivi bene o male sono esposti qua sotto.


DIXIT IS THE NEW VITTORINO ANREOLI
                                                                         
                                                
 

“Dubito che l’avremmo pubblicato,
e saremmo stati degli stronzi”

(S.R. socio di una nota Casa Editrice italiana)


Il problema di questa rubrica, mio buon Max, è che per un paio di volte sarò costretto a parlare di giochi di cui tutti hanno parlato, di cui tutti hanno scritto tutto, che i gamers odiano, che i gamers amano. Come farò a distinguermi dalla massa? Come farò a fornire quel “twist” a questa rubrica, che tutti possono dire “ehi leggiamo la rubrica “Mio Caro Max” ” sul tuo blog, mio caro Max?

Il problema ora è più evidente che mai, dato che mi tufferò nel fantastico mondo di Dixit, il gioco di Jean-Louis Roubira, illustrato da Marie Cardouat.

Come tu ben sai, per ragioni di cui parlerò nei prossimi mesi, ho un debito nei confronti di Dixit. E’ un gioco che scoprii grazie a mio fratello, che di solito pensa che i giochi da tavolo siano roba da sfigati, e quindi già questo distingue il prodotto in partenza. Sì, perché in effetti, Dixit sembra un po’ una piccola rivoluzione nell’estetica (e nel concetto) del gioco da tavolo. E io, che ho sempre paura a dire in giro che mi occupo di giochi da tavolo, tiro fuori sempre Dixit per far colpo, o per mascherare la mia nerditudine.

Come spiegano i produttori cinematografici nel film “I Protagonisti” di Robert Altman, un buon soggetto si può spiegare in 25 parole: Il Narratore di turno deve “titolare” una immagine surreale con una frase ambigua. I Giocatori devono indovinare la sua carta fra altre, per ottenere punti.

25 parole! Tiè! Non avrai capito nulla del gioco, la spiegazione è incompleta, non ti dico quanti punti fai, ma ho usato 25 parole! Però in effetti il gioco è tutto qui: è un gioco di deduzione, di creatività, di inventiva, tutto spiegato in una facciata di regole.

Quanti noiosi discorsi fatti su Dixit: e i punti non vanno bene, e i giocatori potrebbero rimanere indietro con il punteggio, e non si crea competizione, e non capisco che vuol dire quella carta, e chi ha ucciso Laura Palmer, e non è un gioco ma un passatempo, e ma puoi facilmente barare, e ma la gente si vergogna, e ma le figure sono inquietanti, e ma i conigli non stanno in piedi, e ma è uguale a quell’altro gioco vecchio, e ma le figure fanno tutto, e ma la gente non ha fantasia.

Maremma a voi.

E mio caro Massimiliano, adesso ti lancio un flame che mi licenzi: quando dici “è importante giocare a Dixit per spingere i giocatori casuali a fare giochi diversi e più complessi!”, sembra quasi che tu dica “sì vabbè dai, è un bel gioco, ma prova i giochi che oh quelli lì sì che sono belli eh!”
Che è un po’ come dire “Ah, ti è piaciuto Sgt. Pepper dei Beatles, sì, dai, carino, allora ascolta “quelli che sanno suonare” che lì scopri la musica proprio vera!”

Eh no, bellommio, qui non ci siamo. Dominion sarà pure studiato, elegante, longevo e innovativo. Ma non ha alcuna grazia. Adesso ti racconterò una storiella.

Sono stato al New Game Design 2014. Un evento dedicato al mondo dei videogiochi organizzato dall’università di Milano, per promuovere il nuovo corso magistrale dedicato alla produzione videoludica.
E lì incontro nientepopodimeno che Spartaco Albertarelli, il mitico autore del mitico Kaleidos. Grandi emozioni!
Gli ho spiegato il nuovo gioco che ho realizzato, abbiamo chiacchierato del settore, e tante cose interessanti.
Ed è saltata fuori proprio la questione Dixit! Grazie Spartaco che mi aiuti involontariamente a riempire le pagine di “Idee Ludiche”.
Secondo Spartaco, il problema dei giochi da tavolo è che troppo spesso si legano a un immaginario infantile, o adolescente. Sì ma adolescente con le magliette dei Rhapsody, aggiungerei.
Dixit non richiama, secondo Mr. Futurisiko, un immaginario bambinesco, ma richiama l’onirico, il sogno, ed è un dettaglio non da poco. Amèlie non è film bambinesco, I Gong, con le loro copertine pasticciate e colorate, non sono bambineschi.
Dixit è il primo gioco adulto per eccellenza, che ha avuto successo. E’ stato realizzato da uno psicologo, ed è un gioco che sento con sicurezza di poter dire che è un perfetto prodotto psicanalitico. E’ il primo Serious Game commercializzato.

Spartaco dixit: “il problema di Dixit non è il gioco, sono i giocatori”. La paura a mettersi di fronte a un pubblico, la paura a mostrarsi, la paura ad analizzare sé stessi e gli altri.
Lo “snobismo” che si crea attorno a Dixit, per i chiari “difetti” di Game Design, ci allontana dal vero focus del gioco, che non è vincere, buona grazia, ma è creare empatia, vedere che il tuo amico o fratello sceglie sempre la tua carta, acquisire maggiore sensibilità “creativa” durante il gioco.
Un giorno realizzeranno un gioco da tavolo che farà ridere, farà piangere, farà riflettere, farà turbare, però con un linguaggio proprio del gioco da tavolo, che non è quello puramente narrativo (quindi i giochi di ruolo e i videogiochi valgono in parte), ma è quello della comunità attorno, appunto, al tavolo, e tutti quei mezzucci che stanno sotto all’ombrellone chiamato “Game Design”.

Dixit, per me, è il primo piccolo passo verso quella strada, alla facciaccia del “Bash the Leader”*.

(*: “ ’Varda un po’ sto chiappone, mancano due carte è lui ci distacca di 18 punti. Che gioco di merda. Giochiamo a Dominion?”)


Cordialmente,

Benedetto