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mercoledì 21 gennaio 2015

"ARTE E' GIOCO": STEFANO GROPPI A IDEE LUDICHE




Ci sono passioni che ti portano a sognare cose che sembrerebbero improbabili da realizzare. Eppure spesso accade che l’improbabile si realizzi. E quando accade la soddisfazione che ne deriva è impagabile.
Stefano Groppi ed i suoi due soci Sandro e Franco, quasi per scommessa, pochi anni fa diedero vita a quella che oggi è PLACENTIA GAMES, una Casa Editrice che grazie al loro impegno ed alla loro intraprendenza è riuscita a sfornare un titolone del calibro di Florenza, uno dei “german italiani” più apprezzati degli ultimi anni. In questa intervista Stefano ci racconta di lui, di come ha potuto trasformare la sua passione in una splendida realtà e delle novità di Placentia in uscita per questo 2015.

1. Ciao Stefano e benvenuto a Idee Ludiche.
Prima di parlare dei giochi di Placentia Games mi piacerebbe che ci raccontassi qualcosa di te: chi eri e cosa facevi prima di intraprendere l’avventura del game design?

Ero, e sono, un insegnante di Religione in una scuola professionale superiore. Purtroppo, il game design non mi sfama… Comunque, soprattutto, ero e sono un giocatore.
 

2. Bene, quindi da appassionato di giochi, a quali titoli/generi ti piace giocare?

Amo un po’ tutti i tipi di giochi, dai più classici, ai party game, ai giochi di ruolo, con una predilezione per i boardgame alla tedesca e i wargame strategici. Tra i titoli da me preferiti ci sono Here I stand, Alta Tensione, Advanced Civilization, Age of Renaissance, Agricola…
 

3. Ci hai detto che insegni in una scuola superiore, cosa dicono i tuoi studenti riguardo il fatto che tu sei un autore giochi?

I miei alunni rimangono sorpresi quando lo sanno e mi chiedono di parlare dei miei giochi invece di fare lezione...soprattutto vorrebbero che li portassi a scuola e che ci giocassimo!
Logicamente questo non è purtroppo possibile...
 

4. Veniamo a Placentia Games.
perché non inventiamo un gioco anche noi? In quell’istante abbiamo guardato negli occhi il più geniale del gruppo, Stefano Groppi, che ha raccolto la sfida e in solo poche settimane si è presentato con il primo prototipo di “Florenza".
Leggendo queste righe estrapolate dal vostro sito emerge innanzitutto la grande stima che i componenti del vostro team nutrono nei tuoi confronti, e si evince che tu sei un po’ il punto di riferimento per Placentia Games, come affronti questa responsabilità? ;)
 
La affronto con serenità. La nostra è stata una scommessa che, fortunatamente, fino ad ora è stata positiva. Io non avevo la velleità di pubblicare un gioco, ma semplicemente di giocare con gli amici a qualcosa che avevo creato io. Così è nato quell’”Arte è potere” che, dopo una gestazione di tre anni, è diventato “Florenza”. Io ho molte idee per giochi: alcune le sviluppo, creo prima dei file di riferimento, poi creo il materiale, lo stampo, realizzo il prototipo e lo provo in solitaria. Se un gioco supera questa fase (e non tutti lo fanno), allora lo propongo ai miei soci e ai membri dell’associazione ludica di cui faccio parte. Se la loro accoglienza è positiva, ci si può lavorare…
 

5. Hai detto in risposta alla prima domanda che, per ora, il “game design non ti sfama”; ma ci sono gli intenti e le basi per trasformare, in un futuro non troppo lontano, Placentia in un lavoro a tempo pieno? (Leggi anche: una piccola Casa Editrice ha possibilità di sfamare i suoi 3 soci!?)
 
Placentia Games è un hobby per tutti e tre, non ha mai avuto la pretesa di essere il nostro "vero" lavoro. Anche perchè, in questo momento socio economico la cosa sarebbe alquanto ardua. Siamo contenti di non essere stati una comparsa con il nostro primo gioco e di averne avuti altri.
Speriamo di continuare così!
 

6. I vostri giochi sono caratterizzati da una forte componente storica, quindi alle spalle nascondono un grosso lavoro di ricerca ed attenzione ai particolari. Questo inciderà sicuramente sui tempi di realizzazione dei vostri progetti. Quanto ci mettete mediamente per realizzare un prototipo giocabile?

Dall’idea originale al primo prototipo “casalingo” passa generalmente abbastanza poco: un mese, al massimo due. Dall’idea al prototipo definitivo, almeno un anno, spesso due.
 

7. Voi siete molto legati a Post Scriptum, che praticamente da subito vi ha seguito per la messa in pista dei vostri titoli, come è nata la vostra collaborazione?

Noi eravamo dei giocatori, degli appassionati, che conoscevano il mondo dei giochi solo da fruitori. Non avevamo idea di come funzionasse questo mondo dall’interno. Avevamo bisogno qualcuno che ci accompagnasse alla scoperta di questo ambiente. Post Scriptum è stato suggerito da Sandro Zurla, uno dei miei amici e soci, che aveva ricercato in rete riferimenti e consigli per i neo produttori. Abbiamo presentato loro il nostro primogenito prototipo e a loro è piaciuto. Da qui la collaborazione che continua ancora oggi.
 

8. Florenza (con tutte le sue espansioni ed edizioni) ed Ark and Noah sono i due titoli che avete a catalogo: il primo ha ottenuto un positivissimo riscontro di pubblico e di critica, il secondo, pur essendo un ottimo gioco, fino ad oggi forse ha non raccolto quanto meritava. A tuo parere cosa non è andato? Col senno di poi avresti modificato qualcosa in Ark and Noah?

Abbiamo fatto due scelte che non si sono rivelate ottimali con Ark & Noah. La prima è quella di aver fatto un gioco per “gamers” che ha però un appeal più “family”: probabilmente avremmo dovuto lavorare di più sul marketing per far percepire che non si tratta del “solito gioco per bambini” su Noè e gli animali. Il secondo è l’ambientazione stessa: oltre a quanto detto prima, il tema biblico e religioso può essere un ostacolo, una specie di preconcetto che frena il giocatore. Speravamo che l’ambientazione ci aprisse a mercati, specie negli USA, diversi da quelli tradizionali dei boardgame, ma questa speranza è stata solo sulla carta e nelle dichiarazioni del distributore. Se il un distributore straniero ci avesse mosso la prima critica al tema religioso quando gli abbiamo proposto il prototipo la prima volta invece che l’anno dopo a 15 giorni dalla stampa, ora avremmo un gioco con ambientazione fantascientifica…

 
9. So che non si dovrebbe mai chiedere ad un Autore quale dei suoi giochi preferisce, ma io ci provo comunque… mettiamola così, non ti chiedo di dirmi il tuo preferito, bensì: ti ha più soddisfatto la realizzazione di Florenza board game o card game? ;)

Quella del boardgame semplicemente perché realizzarlo per me è stato un sogno che non avevo neanche avuto il coraggio di fare. Per questo devo ringraziare Sandro e Franco, i miei soci, che lo hanno reso possibile credendo nel mio prototipo molto aldilà di quanto ci credessi io.
 
10. Restando in campo lavorativo, cosa ti aspetti dal 2015? Avete in cantiere qualche nuova idea? Puoi anticiparci qualcosa?
 
Stiamo lavorando ad un nuovo gioco, intitolato “Bretagne”, che dovrebbe vedere i natali per Essen 2015 sulla costruzione dei fari in Bretagna durante l’800. Questo sarà il primo titolo della Placentia Games con un autore diverso dal sottoscritto: Marco Pozzi. Da parte mia, sto lavorando a vari progetti, alcuni in fase embrionale, altri più avanzati, che spero possano prima o poi vedere luce.
 


Grazie mille Stefano per la cortesia e disponibilità con la quale hai chiacchierato con noi!
Un saluto ed un in bocca al lupo per i vostri progetti futuri dal team di Idee Ludiche! :)

Grazie a voi e un saluto ai lettori!

2 commenti:

  1. Beh effetivamente il tema religioso mi fa venire in mente una puntata dei simpson in cui flanders gioca con i suoi figli e bart ad un gioco da tavolo pesantissimo credo sul vangelo..però pensavo anch'io che in America poteva vendere..peccato!
    il tema sui fari della bretagna mi fa molto wallace e penso sia una bel progettino

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  2. Ciao Paparino, Ark & Noah lo provai al momento della sua uscita e mi fece una gran bella impressione, spero che venga "riscoperto", perché a me piacque molto.
    Bretagne invece ho avuto modo di vederlo a IdeaG lo scorso week end (senza purtroppo playtestarlo... :( ) e sembra davvero un titolo interessante. Vedremo! ;)

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