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sabato 27 giugno 2015

IL GIUDICE PIU' SULFUREO DI LUCCA


Ospite odierno nel salotto di Idee Ludiche è Luca “sulfureo” Bonora, giornalista, giocatore e membro della giuria del Gioco dell’Anno. Con lui affronteremo tanti argomenti legati al mondo ludico e soprattutto al prestigioso premio di cui è giurato e, data la sua fama di persona senza peli sulla lingua, state sicuri che ne leggerete delle belle! ;)
 

. Ciao Luca e benvenuto a Idee Ludiche!
Rompiamo subito gli indugi, raccontaci qualcosa di te, di dove sei?

 

-Mi chiamo Luca Bonora, sono milanese, classe 1972, giornalista, e vivo a Milano con mia moglie Giada, che invece è romana. Siamo sposati da 4 anni e non abbiamo figli. Il mio nick, con cui sono più conosciuto in ambiente ludico, è sulfureo. Me lo diedi da solo una quindicina di anni fa e credo che chiarisca bene il mio temperamento. Sono un giocatore da tavolo e di ruolo, un collezionista di Lego e un accanito risikista (ho all'attivo 350 partite in torneo e più di 20 trofei). Ma soprattutto, sono orgogliosamente membro da due anni (questo è il terzo) della nuova giuria del Gioco dell'Anno e del Gioco di Ruolo dell'Anno di Lucca comics & games.

A chi non è del settore e mi chiede "da quanto tempo ti occupi di giochi?", domanda fatta spesso con ironia e diffidenza, rispondo che gioco da quando ero bambino. Probabilmente anche lui, ma io non l'ho dimenticato.

 

. Nella vita sei un giornalista, so che ti occupi principalmente di viaggi, cultura e… ovviamente di giochi!

 

- Sì, la mia principale occupazione è quella di redattore presso il Touring Club Italiano. Scrivo per la rivista mensile, per il sito web, per la pagina facebook e ho un blog, Viaggiare per gioco, in cui ho provato a condensare due mie passioni, quella ludica e il viaggio. Perciò parlo di luoghi ludici per definizione - i parchi di divertimento, i parchi avventura, le mostre e le manifestazioni a tema, da Lucca a Modena al Tocatì - ma anche di giochi che parlano di luoghi. E sono davvero molti. Essendo un blog generalista, cerco di raccontare giochi adatti a un pubblico di casual gamers. Con la scusa della mappa degli Stati Uniti ho raccontato Ticket to Ride, con il pretesto del viaggio in Giappone ho dato spazio a Tokaido, l'ultimo gioco di cui ho parlato è Vienna (una sorta di Kingsburg semplificato, molto gateway), e poco tempo fa ho messo insieme i giochi a tema Expo, da Bonhanza ad Agricola. Se volete curiosare sul blog, lo trovate su www.touringmagazine.it.

 

. Quale delle tue passioni ti soddisfa maggiormente? Ce n’è una alla quale vorresti dare più spazio?

 

- Fosse per me darei più spazio a tutto: viaggi, giochi, tornei... E non dormirei mai. Ma la passione cui vorrei dedicare più tempo è Giada. E' una donna fantastica, in più tempo fa sono riuscito a traviarla e a portarla sulla strada dei boardgame... ora è una macchina da guerra, quando giochiamo ad Agricola mi asfalta sistematicamente.

 

. A cosa ti piace giocare? Quali sono i tuoi titoli/generi preferiti?

 

- Sono un giocatore decisamente onnivoro: ti basti sapere che i miei giochi preferiti, quelli che prenderei se dovessi scappare di casa durante un terremoto, sono Onstage e PuertoRico.

Onstage è stato anche l'opportunità di conoscere Luca Giuliano e tanti altri che poi sono diventati amici dentro e fuori dal Flying Circus, come Lorenzo Trenti e Federico Misirocchi. E' un gioco che valorizza la parte teatrale e recitativa, e lascia da parte tutto quello che a me del gdr francamente annoia, ovvero tirare i dadi e fare calcoli.

Di PuertoRico non credo di dover spiegare nulla, se non che ci giocherei all'infinito. E' stata una delle prime scoperte ludiche per me, e devo ringraziare per questo Devan Maggi e gli altri amici della Torre del Naviglio, una piccola associazione ludica di Milano che ha contribuito molto alla mia formazione di giocatore.

Dopo questi due titoli, te ne cito altri che amo molto giocare: Agricola, Caverna, Carcassonne, Arkham Horror, Room 25, Caylus, Kingsburg... E se da questo elenco non emerge, posso aggiungere che sono fondamentalmente un german fighetto ;-)

 

. Parliamo un  po’ del Gioco dell’Anno del quale sei giurato, come sei entrato a farne parte?

 

- Essere chiamato nella Giuria del Gioco dell'Anno è stato, per usare un termine molto tecnico, una vera figata. Quando 3 anni fa Lucca Comics & Games decise di rinnovare radicalmente il premio, anche la giuria fu cambiata quasi integralmente. Essere scelto fra tanti blogger, giornalisti e comunicatori che secondo l’ente organizzatore erano esperti di giochi è stato davvero lusinghiero, e lo considero un incarico di grande prestigio e responsabilità. Se volete qualcuno a cui dare una parte di colpa, potete prendervela con Lorenzo Trenti, autore di murder party e soprattutto interprete di Podrick in Games of Thrones (no ma dico avete visto? sono uguali!).

 

. Come sono i rapporti tra giurati? Siete un gruppo unito o discutete parecchio quando c’è da prendere una decisione?

 

- Sento già le risate di un paio di colleghi a questa domanda... posso dirti che siamo sicuramente un bel gruppo, c'è molta stima reciproca e molti di noi sono diventati amici. Alcuni di loro hanno una cultura ludica pazzesca, qualsiasi gioco gli citi lo hanno già giocato, analizzato, sviscerato. Penso in particolare a Fabio Cambiaghi di Ilsa, ma anche a Massimiliano Calimera di Gioconomicon. Proprio con Massimiliano ci sono scontri quasi continui, abbiamo idee molto diverse sui pregi e i difetti di un gioco, vola di tutto, scatole comprese...

Comunque discutiamo sì molto, sia nel nostro forum sia durante le riunioni. Abbiamo gusti molto diversi e credo sia un bene... Ascolto sempre con interesse i pareri altrui, soprattutto quelli di Beatrice e di Caterina, che hanno sempre un punto di vista che non avevo considerato.

Ci sono poi due giurati con cui ho particolarmente legato, Paolo Cupola e Anna Benedetto, entrambi come me nel doppio ruolo di giudici gdr e boardgame. Oggi posso considerarli amici ed è il regalo più bello che mi ha fatto questo incarico. Con Paolo quest'anno a Lucca ne faremo delle belle, vedrete...

Nel valutare un gioco, non hai idea dei momenti di schizofrenia che si vengono a creare: a volte difendo con forza un titolo cui io personalmente non giocherei quasi mai, ma ritengo adatto al premio, altre volte stronco un gioco che per me è piacevolissimo, ma inadatto. Vuoi due esempi? Nel primo caso Tokaido, nel secondo Seasons.

 

. Il Gioco dell’Anno, come altri prestigiosi riconoscimenti del resto, lascia sempre dietro di sé qualche “polemica” dopo aver decretato il vincitore. Per far chiarezza, spiegaci quali sono le finalità di questo premio? A chi è rivolto?

 

- Come dicono quei cialtroni dei nostri politici, "la ringrazio per avermi fatto questa domanda", perchè nonostante il bando sia chiaro e la comunicazione che facciamo sia noi sia l’organizzazione del festival sia univoca, a volte gli stessi editori che partecipano non hanno le idee chiare.

Quindi lo ridico anche qui, una volta per tutte: il Gioco dell'Anno non è il gioco da tavolo "più bello uscito quest'anno", perchè il criterio sarebbe totalmente soggettivo e personale, ognuno direbbe la sua e avremmo tutti ragione e tutti torto.

La giuria sceglie fra i giochi candidati (in media una trentina, e anche questo va detto: ci sono bellissimi boardgame che non finiscono in nomination perché l'editore snobba il premio. E' un suo diritto e io lo rispetto, ma poi non voglio leggere in giro che non capiamo niente perchè non abbiamo mandato in nomination Patchwork o Machi Koro), la giuria sceglie, dicevo, il gioco che ritiene migliore per promuovere la cultura ludica. Deve quindi essere semplice ma non banale, non troppo lungo di durata e soprattutto da spiegare, e deve saper attrarre chi fino a oggi ha provato solo Risiko!, Monopoli e Trivial verso il nostro universo. Questo spiega anche perchè non prendiamo in considerazione gioconi come Caverna o PatcHistory. Del resto, gli hardcore gamers hanno parecchi punti di riferimento, non gli serve un altro premio. Il nostro modello, il nostro obiettivo, è lo Spiel des Jahres tedesco. Sarebbe fantastico se riuscissimo a rendere il boardgame popolare in Italia come lo è in Germania. Però per riuscirci ci serve l'aiuto di tutti, editori in primis...

A proposito, non voglio ribadire che la giuria è totalmente autonoma rispetto all’ente fiera, perché tanto chi non ci vuole credere non ci crederà. Ma sappi che è così. Per cui (già so che Vietina mi cazzierà per quanto ti sto per dire) perché chi non ha vinto, o non è stato nominato, va a lamentarsi dall’ente organizzatore (Vietina appunto), che nelle scelte della giuria non ha nessun peso? Perché pensa che siccome siamo in Italia, se c’una giuria ci sono magheggi. Sono lieto di deluderli, per una volta. Anzi faccio un appello. Se avete lamentele fatele a noi, le ignoreremo (ma con cognizione di causa) anziché farle a Emanuele e al suo staff, che hanno già tante gatte da pelare…

Per quanto riguarda invece il Gioco di Ruolo dell’Anno (se ti interessa, come spero), inizialmente avevamo la stessa mission, premiare il gdr che ci sembrava più adatto ad avvicinare i neofiti. In realtà ci siamo resi conto che in quell’ambito è molto più difficile capire che cosa sia gateway e cosa no, e inoltre non è che ogni anno ci siano decine e decine di nuovi gdr sul mercato. Perciò ci siamo orientati fin dal primo anno sul premiare quello che a nostro avviso era il migliore, che fosse un manuale base, un’ambientazione o altro. L’importante è che fosse ben fatto (anche dal punto di vista editoriale), ricco, non troppo complesso e con un buon numero di scenari giocabili. E qui ci siamo resi conto che c’è molto campanilismo, sui social abbiamo ricevuto commenti che ci rimproveravano di non aver tenuto abbastanza in considerazione manuali e giochi tutti italiani, spesso autoprodotti con grande sforzo. Se un team italiano realizza un buon prodotto sono felicissimo, ma credo che la maggior parte dei role players scelgano in base all’ambientazione e a come è realizzato il manuale, non in base al nome sul libro… Io non vedo l’ora di vedere un gioco italiano magari indie, premiato, ma fino a oggi il divario è ancora difficile da colmare.

 

. Pensi che i vincitori delle 2 scorse edizioni (Augustus, 2013 e Piccolo Principe, 2014) rappresentino bene i canoni del premio?

 

- Eccola là, altra domanda spinosa... Allora, personalmente io non avrei premiato Augustus nel 2013. Considero Paolo Mori uno dei migliori autori in assoluto, perché ha grande duttilità e non resta ancorato a un titolo che funziona, ripetendolo fino alla nausea... Quando uscì Ur lo trovai geniale e totalmente innovativo, e pensare che la stessa persona abbia realizzato titoli completamente diversi come Libertalia, Vasco de Gama, Augustus lo rende a mio avviso unico. Però... Augustus è la tombola 2.0. Funziona, è curato, è immediato, scala benissimo, ma io non posso andare da un niubbo a dirgli “ehi, c’è un mondo di giochi che non conosci, non sai cosa ti perdi, prova questo, è il top di quest'anno" ed è la tombola 2.0. Quell'anno avrei premiato Tokaido, i miei colleghi lo sanno bene: esteticamente impeccabile, semplice, morbido (non c'è quasi attrito fra i giocatori) e totalmente nuovo per chi arriva da Monopoli &C.

Per Il Piccolo principe invece siamo stati abbastanza d'accordo, nonostante (potrò dirlo?) fosse un outsider, sembravano favoriti 8 minuti per un impero e La Boca, uno dei party game per me più belli di sempre. E fu una decisione sofferta: ci pesava dover bocciare alcuni titoli a favore di uno solo, qualunque fosse, ma non avevamo scelta. Però siamo soddisfatti e l’impressione è che la scelta sia stata anche condivisa dal mondo ludico.

Anche quest'anno vedo 3/4 titoli che se la giocano alla pari... ma non te li posso dire.

 

. Ti conosco come una persona molto schietta, per questo ti chiedo: in questi tempi di “crisi” come vedi il futuro del gioco da tavola made in Italy? Siamo in buone mani o c’è da farsi su le maniche?

 

- Difficile risponderti per me che vedo questo mondo "dall'interno" solo da poco. Fino a 4 anni fa conoscevo di nome pochissimi autori, e non facevo caso a chi era l'editore di questo o quel titolo. Oggi invece devo fare i conti con questo mondo e posso dire che finalmente ho visto incrinato quel monopolio intellettuale che credo abbia tenuto al palo i giochi italiani per 20 anni. Finché nella grande distribuzione troviamo solo i giochi più brutti, non andiamo da nessuna parte. E guarda che semplicità non vuol dire stupidità… Ticket to ride è un capolavoro, ma se al supermercato e in Autogrill trovo solo Otto il maialotto che fa il botto e il gioco da tavolo dell'Eredità, è dura parlare di diffusione della cultura ludica. E ancora più dura è convincere gente adulta a provare i giochi da tavolo. Ma se in ogni bar di paese gli anziani giocano a carte, come si fa a dire che in Italia non c’è la cultura del gioco?!?

Ho visto crescere sempre più piccoli editori di qualità (penso a Cranio ma non solo), ho visto Asterion imporsi sul mercato e portare in Italia una grande quantità di titoli francesi che prima non conoscevamo, ho visto DaVinci distribuire titoli complessi, cosa quasi mai fatta prima, come Bruges e PatcHistory. Insomma quello che vedo oggi mi sembra un momento felice, ma non spensierato. Mi spaventano un po' le ultime notizie, le acquisizioni, le fusioni: anche in questo mercato penso che più concorrenza c'è, e meglio è per i gamers.

Sarà deformazione professionale la mia, ma se come giornalista penso anzitutto al lettore, come giurato e "divulgatore di giochi" penso al pubblico, al giocatore. Sentirmi dire "sai quel mio collega cui ieri sera hai fatto provare Bruges? Ha detto che gli piace tantissimo, e oggi se l'è comprato”, è una soddisfazione unica, come l’applauso per un attore.

Ci sono due cose però che voglio dire: amici editori, datevi una regolata. Conosco il mercato e le sue difficoltà, ma state esagerando con i prezzi. I boardgame grossi hanno ormai sfondato i 50 se non i 60 euro di prezzo, e quelli piccoli sono in proporzione ancora più cari. Due mazzi di carte e dei gettoni non possono costare 20/25 euro.

Infine, un appello: Diego molla lì coi giochi che sei un disastro, torna a scrivere il Puzzillo che a me manca da morire. Anzi, fai la recensione di Godz, che neanche madre Teresa di Calcutta potrebbe dirne bene...

 

. Grazie Luca della disponibilità, è stato un piacere chiacchierare con te!
Come ultima cosa ti chiederei di regalare un saluto ai lettori di Idee Ludiche e, da giornalista, che titolo daresti a questa intervista?! :)

 

- Certo che non hai proprio voglia di fare niente, pure il titolo devo farti... ok, ok. E’ la prima volta che devo titolare un’intervista fatta a me… c’è un leggero conflitto di interessi. “Il giudice più sulfureo di Lucca” ti piace?

Un saluto a tutti i lettori di Idee Ludiche, venite a trovarmi sul blog, e soprattutto a scoprire meglio il Gioco dell'Anno (e il Gioco di Ruolo dell'anno) sulla pagina ufficiale www.giocodellanno.it e su facebook. Fatevi sentire, il vostro parere è importante. Ci tengo.



Luca Sulfureo

5 commenti:

  1. E' stato un piacere leggere l'intervista. Grazie mille!

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  2. Interessante intervista. Bravi ad entrambi ;)
    Ora, visto che ci sono state alcune domande spinose e Luca non ha peli sulla lingua, vorrei aggiungerne un'altra.
    Il gioco dell'anno in Germania vende centinaia di migliaia di copie. Non si possono fare paragoni perché in Italia il premio è nato 2 anni fa, ma attualmente quanto può incidere sul mercato l'aver vinto il gioco dell'anno?
    Cosa ci vorrebbe perché il gioco dell'anno arrivi ai livelli di un gioco da grande distribuzione? Pubblicità in televisione o altro?
    Ciao e grazie
    Francesco (25% della redazione di IdeeLudiche e 3,3% degli iscritti al gioco dell'anno)

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    Risposte
    1. Ci vorrebbero tante cose, francesco. Più attenzione dei media, anche con programmi dedicati al nostro mondo. Se ci pensi, 10 anni fa c'erano solo reality, oggi solo cucina... prima o poi arriverà il nostro momento.
      ci vorrebbero editori forti che aiutano i piccoli, anzichè soffocarli e precluderne l'ingesso nella graade distribuzione. Ci vuole pazienza e perseveranzda parte nostra, che questo mondo lo amiamo e lo viviamo ogni giorno.
      è una strada lunga ma credo che alla fine ce la faremo. Ma noi per primi dobbiamo crederci, mente in molti, lo so, pensano che sia figo restare un nicchia di pochi eletti (che eletti non sono).

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    2. E nel frattempo proviamo ad inserire, nelle trasposizioni delle trasmissioni culinarie, una votazione alla Dixit e un mini draft ;)

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