Prima
dell’anno scorso, m’immaginavo che il carcere fosse un ambiente tipo questo:
L’anno scorso,
mi venne offerto un lavoro come formatore per i detenuti del carcere di massima
sicurezza di Novara, la “Casa Circondariale Novarani”. Questo luogo è noto per aver ospitato niente meno che
Provenzano! Ho sempre sognato di trovare un legame fra Mafia e Giochi da
tavolo.
Grazie alla
fondazione “Arti e mestieri”, all’interno della struttura è presente una
tipografia, gestita dai carcerati, che produce stampe professionali, locandine,
flyer, e i biglietti del pullman della città. Il corso di formazione è adibito
a far ottenere ai detenuti la qualifica professionale.
Io avrei
dovuto introdurre gli allievi nel magico mondo di Illustrator.
Ammetto che
da principio titubai: se mi fossi ritrovato circondato da omoni muscolosi con
il tatuaggio a forma di ancora sulla spalla e con sguardo carognesco? E se mi
avessero detto frasi tipo “Tu non mi vai a genio, nemmeno al mio amico vai a
genio, io sono ricercato in 12 sistemi…” e cose così?
E invece devo
dire che fin dal primo giorno tutti i miei pregiudizi svanirono in un batter
d’occhio: incontrai persone disposte ad ascoltarti, incuriosite, con voglia di
mettersi in gioco sui lavori proposti, ognuno di loro con la sua vita da
raccontare, le sue sofferenze, la sua umanità. Persone che mi facevano sorgere
questa domanda: “ma che ci fai tu qui?”. L’aspetto più difficile di questa esperienza
è stato il contatto diretto con una brutta sofferenza: persone scoraggiate, disilluse,
private della possibilità di poter “recuperare”. Costrette a soffrire nella
noia e nel nulla.
Quindi, oltre
al corso di grafica, cercai di portare a loro anche altri interessi e altre
passioni, preparai delle lezioni sul cinema, sul design, insegnai le basi dei
programmi di montaggio. Insomma, provai a dare a loro alcuni strumenti
creativi, sperando che potessero in qualche modo, oltre che imparare il
mestiere, acquisire strumenti e ridurre in qualche modo la “pena”.
Questo è il mio
secondo anno di formazione. Come l’anno scorso, gli altri formatori hanno
tentato di proporre un progetto che potesse unire i vari percorsi di studio,
come il giornale del carcere, che è un’idea nobile, ma che non ha mai riscosso
tanto successo.
Allora ho
pensato:
“Un progetto
crossmediale… nel quale possono mettere in pratica Illustrator per le grafiche…
Indesign per impostare il regolamento… photoshop per la copertina… magari un
videotutorial con Premiere!”. Eureka.
In questo
mese, abbiamo quindi provato a sviluppare un progetto per la produzione di un
gioco da tavolo in tutti i suoi step: per prima cosa è stato necessario
introdurre il mondo del gioco da tavolo moderno e per l’occasione ho invitato
il buon Mario Sacchi, in veste di Editore, membro attivo di svariate Ludoteche ed organizzatore di eventi ludici. Una lezione intensa e divertente, ben raccontata nel suo blog.
L’idea
iniziale era di realizzare un gioco da zero, ma mancavano le basi.
Ho riflettuto
su quali giochi potevano essere riproducibili facilmente all’interno della tipografia,
sia in base ai materiali sia tenendo conto delle capacità acquisite dagli
allievi, ed è venuto immediato pensare a Carcassonne. Dopo aver
fatto provare il gioco abbiamo ragionato che si poteva personalizzare, se non
nel Game Design, almeno nella veste grafica… basta con stupide città
medioevali, monasteri e ambienti bucolici, volevamo la cruda realtà!
Ed ecco che
le città sono state sostituite da:
I monasteri
non potevano che essere un importante luogo per i detenuti, la sala colloquio:
Diciamo che
un buon carcere dovrebbe avere tantissime aree dedicate all’aria!:
E il titolo,
beh, Carceronne… c’è da aggiungere altro?
Dopo aver
fatto le grafiche abbiamo montato il tutto su cartoncini, ritagliato e poi,
ovviamente, collaudato. Per
l’occasione devo ringraziare Marco
Valtriani, che mi ha
dedicato un popo’ di tempo al telefono a sostenermi nel progetto e a darmi
consigli sulla fase 2, la realizzazione di un vero e proprio gioco inventato
dai detenuti (Marco, non me ne volere, ma forse il tutto è rimandato all’anno
prossimo, sniff!).
Ora stiamo
sviluppando il resto delle grafiche e stiamo montando una simpatica animazione
di spiegazione. Con gli altri insegnanti, gli allievi imposteranno il resto dei
materiali, dal regolamento alla scatola, alla stampa professionale.
Alla fine
della giornata con Mario Sacchi, in cui erano presenti anche gli altri
insegnanti, un po’ per scherzo e un po’ seriamente, è saltata fuori l’ipotesi
di organizzare delle serate ludiche nello spazio dedicato al volontariato con i
carcerati. Io sinceramente ci ho fatto un serio pensierino, chissà che ne
parlerò in un prossimo articolo. Per ora mi accontento di immaginarmi con
soddisfazione tornei di Carceronne nelle celle della Casa Circondariale
Novarani.
“Chi minchia
ha messo questo puzzillo sul mio campo, aaah?”
Benedetto
Voglio giocare a carceronne! Che bello che qualcuno pensi ai detenuti!
RispondiEliminaE' bello soprattutto sapere che il gioco può fare molto per sollevar loro il morale! Chissà che non si riesca davvero ad organizzare anche serate di ludoteca all'interno del carcere! :)
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