Ci sono passioni che ti
portano a sognare cose che sembrerebbero improbabili da realizzare. Eppure
spesso accade che l’improbabile si realizzi. E quando accade la soddisfazione
che ne deriva è impagabile.
Stefano Groppi ed i suoi
due soci Sandro e Franco, quasi per scommessa, pochi anni fa diedero vita a
quella che oggi è PLACENTIA GAMES, una Casa Editrice che grazie al loro impegno
ed alla loro intraprendenza è riuscita a sfornare un titolone del calibro di
Florenza, uno dei “german italiani” più apprezzati degli ultimi anni. In questa
intervista Stefano ci racconta di lui, di come ha potuto trasformare la sua passione in una splendida realtà e delle novità di Placentia in uscita
per questo 2015.1. Ciao Stefano e benvenuto a Idee Ludiche.
Prima di parlare dei giochi di Placentia Games mi piacerebbe che ci raccontassi qualcosa di te: chi eri e cosa facevi prima di intraprendere l’avventura del game design?
Ero, e sono, un
insegnante di Religione in una scuola professionale superiore. Purtroppo, il
game design non mi sfama… Comunque, soprattutto, ero e sono un giocatore.
2. Bene, quindi da appassionato
di giochi, a quali titoli/generi ti piace giocare?
Amo un po’ tutti i tipi
di giochi, dai più classici, ai party game, ai giochi di ruolo, con una
predilezione per i boardgame alla tedesca e i wargame strategici. Tra i titoli
da me preferiti ci sono Here I stand, Alta Tensione, Advanced Civilization, Age
of Renaissance, Agricola…
3. Ci hai detto che
insegni in una scuola superiore, cosa dicono i tuoi studenti riguardo il fatto
che tu sei un autore giochi?
I miei alunni rimangono
sorpresi quando lo sanno e mi chiedono di parlare dei miei giochi invece di
fare lezione...soprattutto vorrebbero che li portassi a scuola e che ci
giocassimo!
Logicamente
questo non è purtroppo possibile...
4. Veniamo a Placentia
Games.
“perché non inventiamo un gioco anche noi? In quell’istante
abbiamo guardato negli occhi il più geniale del gruppo, Stefano Groppi, che ha
raccolto la sfida e in solo poche settimane si è presentato con il primo
prototipo di “Florenza".Leggendo queste righe estrapolate dal vostro sito emerge innanzitutto la grande stima che i componenti del vostro team nutrono nei tuoi confronti, e si evince che tu sei un po’ il punto di riferimento per Placentia Games, come affronti questa responsabilità? ;)
La affronto con
serenità. La nostra è stata una scommessa che, fortunatamente, fino ad ora è
stata positiva. Io non avevo la velleità di pubblicare un gioco, ma
semplicemente di giocare con gli amici a qualcosa che avevo creato io. Così è
nato quell’”Arte è potere” che, dopo una gestazione di tre anni, è diventato
“Florenza”. Io ho molte idee per giochi: alcune le sviluppo, creo prima dei
file di riferimento, poi creo il materiale, lo stampo, realizzo il prototipo e
lo provo in solitaria. Se un gioco supera questa fase (e non tutti lo fanno),
allora lo propongo ai miei soci e ai membri dell’associazione ludica di cui
faccio parte. Se la loro accoglienza è positiva, ci si può lavorare…
5. Hai detto in risposta
alla prima domanda che, per ora, il “game design non ti sfama”; ma ci sono
gli intenti e le basi per trasformare, in un futuro non troppo lontano,
Placentia in un lavoro a tempo pieno? (Leggi anche: una piccola Casa Editrice
ha possibilità di sfamare i suoi 3 soci!?)
Placentia Games è un
hobby per tutti e tre, non ha mai avuto la pretesa di essere il nostro
"vero" lavoro. Anche perchè, in questo momento socio economico la
cosa sarebbe alquanto ardua. Siamo
contenti di non essere stati una comparsa con il nostro primo gioco e di averne
avuti altri.
6. I vostri giochi sono
caratterizzati da una forte componente storica, quindi alle spalle nascondono
un grosso lavoro di ricerca ed attenzione ai particolari. Questo inciderà
sicuramente sui tempi di realizzazione dei vostri progetti. Quanto ci mettete
mediamente per realizzare un prototipo giocabile?
Dall’idea originale al primo prototipo
“casalingo” passa generalmente abbastanza poco: un mese, al massimo due.
Dall’idea al prototipo definitivo, almeno un anno, spesso due.
7. Voi siete molto
legati a Post Scriptum, che praticamente da subito vi ha seguito per la messa
in pista dei vostri titoli, come è nata la vostra collaborazione?
Noi eravamo dei
giocatori, degli appassionati, che conoscevano il mondo dei giochi solo da
fruitori. Non avevamo idea di come funzionasse questo mondo dall’interno.
Avevamo bisogno qualcuno che ci accompagnasse alla scoperta di questo ambiente.
Post Scriptum è stato suggerito da Sandro Zurla, uno dei miei amici e soci, che
aveva ricercato in rete riferimenti e consigli per i neo produttori. Abbiamo
presentato loro il nostro primogenito prototipo e a loro è piaciuto. Da qui la
collaborazione che continua ancora oggi.
8. Florenza (con tutte
le sue espansioni ed edizioni) ed Ark and Noah sono i due titoli che avete a
catalogo: il primo ha ottenuto un positivissimo riscontro di pubblico e di
critica, il secondo, pur essendo un ottimo gioco, fino ad oggi forse ha non raccolto
quanto meritava. A tuo parere cosa non è andato? Col senno di poi avresti
modificato qualcosa in Ark and Noah?
Abbiamo fatto due scelte
che non si sono rivelate ottimali con Ark & Noah. La prima è quella di aver
fatto un gioco per “gamers” che ha però un appeal più “family”: probabilmente
avremmo dovuto lavorare di più sul marketing per far percepire che non si tratta
del “solito gioco per bambini” su Noè e gli animali. Il secondo è
l’ambientazione stessa: oltre a quanto detto prima, il tema biblico e religioso
può essere un ostacolo, una specie di preconcetto che frena il giocatore.
Speravamo che l’ambientazione ci aprisse a mercati, specie negli USA, diversi
da quelli tradizionali dei boardgame, ma questa speranza è stata solo sulla
carta e nelle dichiarazioni del distributore. Se il un distributore straniero
ci avesse mosso la prima critica al tema religioso quando gli abbiamo proposto
il prototipo la prima volta invece che l’anno dopo a 15 giorni dalla stampa,
ora avremmo un gioco con ambientazione fantascientifica…
9. So che non si
dovrebbe mai chiedere ad un Autore quale dei suoi giochi preferisce, ma io ci
provo comunque… mettiamola così, non ti chiedo di dirmi il tuo preferito,
bensì: ti ha più soddisfatto la realizzazione di Florenza board game o card
game? ;)
Quella del boardgame semplicemente
perché realizzarlo per me è stato un sogno che non avevo neanche avuto il
coraggio di fare. Per questo devo ringraziare Sandro e Franco, i miei soci, che
lo hanno reso possibile credendo nel mio prototipo molto aldilà di quanto ci
credessi io.
10. Restando in campo
lavorativo, cosa ti aspetti dal 2015? Avete in cantiere qualche nuova idea?
Puoi anticiparci qualcosa?
Stiamo lavorando ad un nuovo gioco, intitolato “Bretagne”, che dovrebbe vedere i natali per Essen 2015 sulla costruzione dei fari in Bretagna durante l’800. Questo sarà il primo titolo della Placentia Games con un autore diverso dal sottoscritto: Marco Pozzi. Da parte mia, sto lavorando a vari progetti, alcuni in fase embrionale, altri più avanzati, che spero possano prima o poi vedere luce.
Grazie mille Stefano per
la cortesia e disponibilità con la quale hai chiacchierato con noi!
Un saluto ed un in bocca
al lupo per i vostri progetti futuri dal team di Idee Ludiche! :)
Grazie a voi e un saluto ai lettori!
Beh effetivamente il tema religioso mi fa venire in mente una puntata dei simpson in cui flanders gioca con i suoi figli e bart ad un gioco da tavolo pesantissimo credo sul vangelo..però pensavo anch'io che in America poteva vendere..peccato!
RispondiEliminail tema sui fari della bretagna mi fa molto wallace e penso sia una bel progettino
Ciao Paparino, Ark & Noah lo provai al momento della sua uscita e mi fece una gran bella impressione, spero che venga "riscoperto", perché a me piacque molto.
RispondiEliminaBretagne invece ho avuto modo di vederlo a IdeaG lo scorso week end (senza purtroppo playtestarlo... :( ) e sembra davvero un titolo interessante. Vedremo! ;)