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venerdì 19 settembre 2014

“MIO CARO MAX… AMORE E GIOCHI SULLE NOTE DI NINO ROTA”



Mio Caro Max,

chiedo venia.
Sono in ritardo con la consegna di questa missiva, sono sparito dalla circolazione, dovevo farti sapere cose riguardo a giochi che ho realizz COFF COFF e che dovrebbero uscire a Ess COFF COFF, ma niente, ho avuto concerti faticosi e la musica mi ha un po’ sballottolato.  Però adesso con la nuova rubrica, AH! Ti stupirò con associazioni musicali che ti ricresceranno i capelli, te lo giuro!

Però ora, preso dal senso di colpa, alle 6 del mattino del 15 Settembre 2014, mi sono messo a scribacchiare questo articolo dedicato a Keltis, Spiel des Jahres 2008, di Reiner Knizia, autore del tuo caro Samurai, e Geniale! e di un altro fantastiliardo di giochi.
La verità è che questo allungamento dei tempi forse è stato proprio dettato da questo gioco, Massimino. Dalla titubanza a parlarne con serenità e distacco critico.
Eh sì, perché Keltis per me, malgrado non sia un capolavoro, è un bell’ “Amarcord”.
Keltis lo comprai una sera di Novembre, dopo che passai tutta la giornata a Torino a fare il piccioncino con una donzella al primo appuntamento, a lumare al Parco del Valentino felici e giuoiosi.
Dopo averla accompagnata a casa, passai davanti a un negozio di giochi, e vidi esposto proprio Keltis, all’abbordabile prezzo di 25 euri. E per rialzare il livello di Nerdaggine che si era inevitabilmente abbassato quel pomeriggio, decisi di regalarmi quella scatola verde con simbologie che farebbero contenti gli abitanti di Legnano, vabbè.
Quella sera, lo provai subito con i miei vecchi coinquilini dell’epoca (“C’hai fatto l’amore?” “..no..!” “..ah..”) e, malgrado io non fossi entusiasta, a loro era piaciuto tantissimo.

E poi è diventato il gioco più giocato con la donzella di cui sopra.

Apro una parentesi. La dinamica della “confessione” alla propria donzella ha i suoi riti: ovviamente per i primi mesi di relazione, non nomino i giochi da tavolo, se non sminuendo il tutto (“giochi da tavolo? Mmh, ma no, è che si tratta di lavoro, non è che mi piacciano realmente...).
Successivamente inizio a svelare la mia vera attitudine. (“Tesoro, devo confessarti una cosa, siediti”).
Poi, la curiosità spinge la donzella di turno a provare l’esperienza (“Sei sicura? Va bene, se stiamo esagerando dici la parola d’ordine e la smettiamo subito. Intanto mettiti questa benda”)
Poi c’è il gioco che appassiona la donzella (“ancora quello? Malandrina. Ma non possiamo cambiare esperienza ludica?”).
E quindi per forza di cose, ad ogni donzella avuta D.C (Dopo Catan), ho associato un gioco da tavolo. I coloni di Catan gioco di carte, Zooloretto, Keltis,  poi quel gioco che ho realizz COFF COFF e che dovrebbe uscire a Ess COFF COFF.

Ma non solo con le donzelle: le volte che ho giocato a Dixit con i Pop James, che si fingeva che ogni frase era un titolo dell’album, le mille partite a Catan con i coinquilini, la partita a Fabrik Manager con il mio bro.

Credo che la ludoteca abbia questo problema: per quanto tu ti possa divertire con gli amici all’interno, non permette all’esperienza di gioco di essere realmente “memorabile”, livella il ricordo su un unico piano, e personalmente tendo a fare mescoloni, non faccio associazioni a esperienze vissute.
Ti approcci al gioco in maniera più “analitica” e meno “de core”, tendi a mettere da parte giochi che non disdegneresti al di fuori di essa. Credo che Keltis non abbia mai messo piede alla Ludoteca Galliatese, caro Max.

Non ho ancora parlato di Keltis, già, già.

In Keltis, i giocatori dovranno percorrere i 5 “sentieri della vita”: dovranno fare in modo che le proprie pedine raggiungano il fondo di questi sentieri di pietra, una pedina per sentiero, conquistando gemme preziose, quadrifogli e punti lungo il cammino. Il movimento delle pedine avviene giocando di turno in turno una carta numerata e colorata di uno dei 5 colori dei sentieri, per muovere la pedina corrispondente. La trovata troppo twistosa è che i giocatori dovranno formare delle scale, in senso crescente o decrescente, per ogni colore, e non potranno giocare carte di valore superiore (o inferiore, dipende dal senso della scala) alle carte precedentemente giocate.
Questo gioco è un rifacimento multiplayer di “Città perdute”, che qualcuno dice che sia meglio, qualcuno dice che sia peggio, tutti dicono “però è uguale”.
E’ un gioco con un’ottima veste grafica, che non farebbe brutta figura in un pub irlandese, e con un tipo di gioco che profuma di Scala 40 e similari tradizionali.
Però è anche particolarmente fortunoso, ma non di quelli che puoi azzardare più di tanto, nel senso, se peschi male, a metà partita è probabile che tu possa solo scartare, e fare un paio di turni a vuoto a caso, che non è che sia il best, a meno che non ne approfitti per trangugiarti un birrozzone nel mentre.
Però chi se ne frega, dico io, saranno quei due turni a vuoto a farti essere imbronciato? Quante canzoni brutte ci sono state, che poi per caso avete riascoltato e vi hanno riportato in luoghi lontani e gioiosi della vostra memoria?

Quindi, caro Max, gioca anche fuori dalla ludoteca, gioca anche a giochi brutti ma con belle persone, che poi sei felice lo stesso, toooggiuro.

Che sennò, associ i giochi, belli o brutti che siano, a TeoOoh, a Benedetto, a Lollosven, o peggio ancora, a Mario Sacchi.

Brrrrrrrrrr.
 
 
Cordialmente,
 
 
Benedetto

5 commenti:

  1. ....e zitto zitto, tomo tomo, se ne esce con un gioco Essen...
    Bravo!

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  2. :D Grazie Dado! Vieni anche tu a Essen? Bloggerdigiochidatavolo di tutto il mondo unitevi!

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  3. X Ben: Dado non viene.
    X Dado: Moo COFF COFF.

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  4. @Francesco e @ Dado: se siete interessati a Moo COFF COFF pazientate ancora un attimo... settimana prossima, su queste pagine, scoprirete tutti i segreti di questa nuova uscita direttamente dalle parole dei due Autori! ;)

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  5. Io non ho pazientato e ho letto il regolamento :)

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