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lunedì 16 giugno 2014

"MIO CARO MAX... STEMPERIAMO LO STRESS CON UNA PARTITA A STRIP-QWIRKLE!"



Mio caro Max, che fatica!
Ma ci si poteva immaginare che il mondo del giuoooco da tavolo potesse essere così faticoso e stressante? Quante ansie, quante preoccupazioni, quanti impegni! Io le notti sogno Valtriani che mi deride per le stupide domande dell’ultima intervista, vivo con l’ansia di ritrovarmi faccia a faccia con i più cattivi autori di giochi astratti che mi vogliono picchiare, cerco disperato persone disposte a fare playtest di giochi, che voltano le spalle e iniziano a fischiettare.
Niente, solo ansie e paure.
E adesso sono pure uscite le nomination dello Spiel des Jahres 2014, e magari tu ti aspetti che faccia un articolo a riguardo, ma io ho provato solo Splendor, e con le regole lette da me, male. E Concept? Dove lo trovo? E Camel Up? Per l’occasione vorrei spezzare una lancia a mio favore, e chiamare in aula il mio testimone di fiducia, Martino:
 


Grazie Martino, può accomodarsi, non ho altre domande.

E adesso questo articolo di oggi, che avrebbe dovuto trattare dei giochi del 2012, nominati insieme a Kingdom Builder. Per l’occasione, l’accusa ha chiamato un testimone di fiducia:

 
Guarda Max, guarda quanti nemici! Martino, tu quoque!

Gli altri giochi nominati quell’anno erano “Vegas” ed “Eselbrücke”. Ma che ne so, ma cosa sono! Ma cosa volete! Non li ho provati, Max, non ce li ho, un giorno li procurerò e recupererò. Vuol dire che questo forzato ordine cronologico inverso verrà rotto passando direttamente al 2011. Oh no, Qwirkle!

Qwirkle è un caso molto interessante del premio teutonico: ai tempi, l’assegnazione del premio creò scandalo per una serie di fattori poco interessanti dal mio punto di vista, a partire dal fatto che quel gioco era già stato distribuito in altri paesi, tranne che in Germania. E quindi non era una reale novità, e per molti non era un “gioco dell’anno”, a prescindere dal valore ludico. Però come tu ben sai, Massimino mio, fottesega.

In ogni caso, nei blog, almeno quelli più importanti italiani, non se ne sente parlare di molto. Insomma, è un titolo altamente snobbato e sinceramente, fra i vincitori degli ultimi anni, anch’io credo che uhm. Ma non demordo, sono qui, devo parlarne, e ne parlerò, tuffiamoci nel fantastico ed emozionante mondo di Qwirkle.

Qwirkle è uno “Scarabeo” con forme e colori: dovrai comporre “righe” e “colonne” di forme diverse dello stesso colore, o di forme uguali di colore diverso. Se componi una riga formata da 6 forme, urli “QWIRKLE!”, e poi ridi felice e corri in mezzo ai boschi, dove sicuramente starai giocando, perché a Qwirkle ci giochi solo in situazioni bucoliche e felici. Poi torni al posto e ti segni i punti collezionando le foglie cadute e i ramoscelli in un cesto di vimini, perché il contapunti non c’è, perché l’autrice, l’inglesissima Susan Mckinley Ross, chiaramente, non pensava che i giocatori tipici preferiscono chiudersi in puzzose ludoteche con l’aria stantia e illuminate al neon. Ecco Susan, appena giunta ad una premiazione, dopo una pacifica partita a Strip-Qwirkle, nelle campagne scozzesi. Susie è generosa e fa sempre vincere gli altri.

l'Autrice, Susan Mckinley Ross
Qwirkle è un gioco strano, sembra un prodotto degli anni ’50, e mentre ci giochi, il tuo cervello fa girare quegli ingranaggi che faresti girare quando giochi ai puzzle della Settimana Enigmistica: tanto colpo d’occhio, una dose di “push your luck”, che le tessere che magari ti faranno fare Qwirkle te le tieni strette fino a che non peschi la tessera mancante, capacità di astrarre le righe che ti fanno fare più punti dal marasma di colori e forme psichedeliche che si compongono durante la partita.

Credo che Qwirkle abbia vinto l’edizione di quell’anno proprio per questo motivo, perchè è un gioco che mette serenità anche se vedi il tavolo da lontano, che se non lo conosci, pensi che i giocatori al tavolo stiano giocando a un grande classico, come “non t’arrabbiare”, o “strip-non t’arrabbiare”, se quei giocatori sono in mutande.

Perché lo Spiel des Jahres non aveva ancora dato molto spazio a quei giochi un po’ astratti che però, per qualche strano motivo, risultano meno pedanti degli astratti della Gigamic.

Perché ti fa sentire intelligente e ti fa aguzzare l’occhio, perché sono sicuro che i vecchietti del nord Europa ci stanno tuttora giocando con grande giuoia e gaudio.

Probabilmente tutti nudi.

 
Cordialmente,

 
Benedetto

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