Premessa:
L'argomento che vorrei proporvi oggi è un po' particolare, quasi border line per quanto riguarda i giochi da tavolo; vi parlerò di un gioco che personalmente definisco "il Magic degli anni 80/90", all'epoca era infatti un fenomeno assai diffuso, almeno nella bassa novarese!
I ragazzi che frequentavo allora lo giocavano praticamente ovunque: alle scuole superiori, al bar, in vacanza e persino con i genitori!! Sebbene in quel periodo nessuno di noi avesse ancora sviluppato la cultura del board game, quel gioco aveva un non so che di affascinante, di irresistibile, una partita tirava l'altra... un vero e proprio gioco antico ma dal sapore moderno, un precursore degli attuali card games!
Questo gioco vanta origini antiche, databili addirittura alla fine del 1500.
Pare sia nato nei Paesi Bassi e si sia diffuso in Italia grazie ai francesi. Tuttavia con il passare del tempo ha subito variazioni tanto profonde da poterlo considerare un gioco italiano a tutti gli effetti.
In particolare la variante di cui ci occuperemo si gioca in 5 giocatori con un mazzo di 40 carte di semi italiani o francesi.
Se non conoscete questo gioco e vi soffermate ad osservare una partita di BRISCOLA CHIAMATA probabilmente non ci capirete un granché. Non ci si capacita del perchè si debba giocare una partita di briscola in cinque, né quali siano le squadre in gioco, ma soprattutto non si riesce a comprendere come funziona la fase d'asta all'inizio del gioco.
Un gioco davvero singolare la BRISCOLA CHIAMATA (o BRISCOLA IN CINQUE o BRISCOLONE).
Si svolge scommettendo su un numero di punti che si pensa di portare a casa, si vince grazie a un socio che resta nascosto fino quasi alla fine della partita, si gioca tre contro due o quattro contro uno, ma nessuno dei cinque sa di chi si può fidare… fino all'ultima mano.
Le regole sono semplici ma il gioco ha una grandissima profondità:
le squadre si formano dopo che sono state date 8 carte a testa, e la scelta la opera colui che ha vinto l'asta.
Chi vince infatti dichiara:
A) che vincerà superando 60, 80 o 100 punti, B) il seme di briscola e C) chi sarà il suo socio, anche se lui stesso non sa chi è, poichè il suo socio sarà il segreto possessore della carta di briscola da lui chiamata.
L'asta serve proprio a questo.
A seguito della distribuzione delle carte, ogni giocatore analizza la sua mano e cerca di capire se è in grado di vincere la partita UNO contro quattro (nel caso in cui un giocatore sia fortissimo in un seme può infatti decidere di “chiamarsi in mano”) o due contro tre, decidendo il seme di briscola.
A turno ogni giocatore quindi chiama la carta che gli manca per vincere al punteggio dichiarato.
Il giocatore successivo può chiamare una carta più bassa di quella dichiarata dal giocatore precedente, come a dire "ok, io credo di essere più forte di te, e quindi se a te serve un compagno che abbia il 7, a me per tentare di vincere basta un compagno che abbia il 5, perchè le altre carte alte le ho già tutte".
Nel caso in cui due giocatori arrivino a chiamare il due (a differenza delle altre carte infatti, se un giocatore chiama il due, anche il successivo ha diritto di chiamare il due, andando così all'asta a punti), si va allo spareggio nella seconda fase di asta, in cui i due dovranno sfidarsi dichiarando il punteggio che dovranno portare a casa per vincere la partita.
Vince la squadra che supera il punteggio dichiarato in fase d’asta. Se a vincere sono il Chiamante e il Socio, il primo guadagna +2 punti, il secondo +1 punto, mentre gli avversari hanno -1 punto. Se vince chi si è chiamato in mano ottiene +4 punti, mentre gli avversari hanno -1 punto a testa. Se a perdere sono il Chiamante e il Socio, al primo vanno -2 punti, al secondo -1 punto, mentre gli avversari hanno +1 punto. Se perde chi si è chiamato in mano ottiene -4 punti, mentre gli avversari hanno +1 punto a testa.
Questa è, in breve,
la BRISCOLA CHIAMATA.
Ho deciso di parlare di questo gioco di carte (o dovrei
chiamarlo card game?!) poiché lo conosco e lo gioco ormai da trent’anni e, a
onor del vero, posso tranquillamente affermare che non ha nulla da invidiare a
nessun moderno card game… grafica a parte ovviamente! :)
In pochi possono
infatti vantare ingredienti come bluff, segretezza, suspance e tattica tutti in
unico prodotto! Senza dimenticare quanto siano fondamentali buona memoria e
grande spirito di osservazione.In definitiva un gioco completo e molto soddisfacente se giocato con cognizione e soprattutto con la compagnia giusta!
Un gioco asimmetrico che si gioca prevalentemente 2 contro 3 o addirittura 1 contro 4, e la cosa affascinante è che solo il “chiamante” sa veramente se sta per giocare una partita con l’aiuto di un socio o solo contro tutti!
Anche il giocare da “socio” è un’esperienza davvero stimolante: bisogna dare segnali al chiamante per farsi riconoscere ma, allo stesso tempo, questi segnali non devono essere troppo espliciti per evitare di essere scoperto troppo presto dai 3 “compari”.
L’asta per aggiudicarsi la chiamata è senz’altro il fulcro del gioco e l’esperienza gioca davvero un ruolo fondamentale in questa fase… CHIAMARE, PASSARE o mettersi nelle condizioni di FARSI CHIAMARE? Questo è un gioco che impone scelte importanti dall’asta iniziale fino all’ultima mano di gioco.
Concludo lasciandovi una peculiare definizione nella quale mi sono imbattuto spulciando qua e là nel web per stendere questo articolo; una definizione che calza a pennello per questo fantastico gioco e ne esalta alcune caratteristiche sociali che a pochi verrebbe in mente di prendere in considerazione:
"La Briscola Chiamata non è solo un gioco di carte.
È una metafora sociale che prevede un tiranno (il Giaguaro), un popolo in subbuglio (i tre Compari), un infame nascosto tra il popolo per mantenere l'ordine costituito (il Socio). Il Socio è la figura più affascinante e terribile mai comparsa sul tavolo verde. Se fa bene il suo lavoro divide gli animi, fomenta la lotta fratricida, spinge il debole contro il debole e sotto il giogo del forte. Se lo fa male finisce sbeffeggiato, coperto di pece e di piume tra gli sputi degli insorti. Ma come sa chi pratica questa disciplina, spesso la partita è persa in partenza: al Giaguaro bastano poche carte giuste per soffocare i disordini nel sangue. Servono calcolo, coraggio e culo per il successo della rivoluzione".
Beh, se non avete mai provato l’ebrezza di giocare una
partita a BRISCOLA CHIAMATA, spero
proprio che questo articolo vi abbia messo addosso la voglia di farlo! Se non
riuscite a giocare una partita dal vivo (cosa che consiglio sempre caldamente!)
esistono molti siti o applicazioni
che vi permetteranno di provare questo coinvolgente gioco di carte che, a dispetto
del fatto che ha più di 500 anni, potrebbe essere giocato tranquillamente in
Ludoteca senza assolutamente sfigurare di fronte ai moderni card game!
Perché innanzitutto è un mix perfetto, come hai scritto bene, di strategia e di intuizione. C’è la briscola, che non dimentichiamo poi sarebbe la base popolare del bridge, e il bridge è notoriamente un gioco di grande calcolo e memoria. C’è il bluff, forse ancor meglio del poker (di quello che si fa con le 5 carte in mano, magari giocando anche lì in 5, roba da Wild Bill Hickok, non quello dei giòvini di oggi, roba per fighetti da televisione). C’è che piaceva tanto anche al grande Dossena, e a Randolph, che infatti col Colovini ci ha costruito un gran bel prodotto che ha poi chiamato Inkognito. E poi perché era il gioco preferito dei post pranzi in International Team, in quel glorioso tempio di Mazzo di Rho.
Forse per tutte queste ragioni è uno dei giochi che uso, magari un po’ elaborato, nei miei corsi sulla comunicazione, sulla capacità di approccio al rischio e sul problem solving.
Un gran bel gioco, sul serio”.
Non siete ancora convinti? Leggete allora il commento che
il maestro Marco Alberto Donadoni ha
regalato ai lettori di Idee Ludiche riguardo questo intrigante gioco:
“Briscola chiamata:
si, credo di avere già scritto da qualche parte che è uno dei giochi che reputo
più divertenti ed intriganti in assoluto.
Per un sacco di
motivi. Perché innanzitutto è un mix perfetto, come hai scritto bene, di strategia e di intuizione. C’è la briscola, che non dimentichiamo poi sarebbe la base popolare del bridge, e il bridge è notoriamente un gioco di grande calcolo e memoria. C’è il bluff, forse ancor meglio del poker (di quello che si fa con le 5 carte in mano, magari giocando anche lì in 5, roba da Wild Bill Hickok, non quello dei giòvini di oggi, roba per fighetti da televisione). C’è che piaceva tanto anche al grande Dossena, e a Randolph, che infatti col Colovini ci ha costruito un gran bel prodotto che ha poi chiamato Inkognito. E poi perché era il gioco preferito dei post pranzi in International Team, in quel glorioso tempio di Mazzo di Rho.
Forse per tutte queste ragioni è uno dei giochi che uso, magari un po’ elaborato, nei miei corsi sulla comunicazione, sulla capacità di approccio al rischio e sul problem solving.
Un gran bel gioco, sul serio”.
fonti:
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