Chi mi
conosce lo sa, sono un estimatore dei giochi di Leo Colovini.
Semplicità
ed immediatezza che nascondono grande profondità e scelte importanti, questo mi
piace trovare nei titoli che gioco, e con lui vado sempre sul sicuro!Il suo stile che tende a non nascondere le meccaniche del gioco con fronzoli inutili mi ha sempre affascinato; Cartagena, Clans, anche Carolus Magnus se vogliamo, sono giochi che hanno come comune denominatore il fatto di permettervi di fare praticamente una sola mossa per turno ma quella sola mossa ha implicazioni enormi nell’economia della partita.
Tra i giochi che amo di Colovini ce n’è un altro con questa caratteristica ma, a differenza dei tre che ho citato poc’anzi, che hanno ottenuto prestigiosi riconoscimenti e nominations, purtroppo se ne sta’ un po’ in disparte, timido e a mio avviso ingiustamente sottovalutato.
Esatto, il classico titolo che definisco “per molti ma non per tutti”.
Aztlán, coraggio parlaci di te, dei tuoi pregi e dei tuoi difetti, e vediamo se così facendo i giocatori riusciranno a capirti ed apprezzati come meriti!
Salve lettori,
mi chiamo
Aztlán e sono un gioco di piazzamento, maggioranze e bluff per 2/4 giocatori, frutto
della sapiente mente di Leo Colovini. Ho visto la luce nel 2012, l’anno della
supposta fine del mondo secondo il calendario Maya quindi, per rimanere nel
tema, quale ambientazione migliore se non quella dello spietato e poco ospitale
mondo degli Aztechi?! (Aztlán è proprio il nome della leggendaria terra
d’origine degli Aztechi).
La mia
veste grafica vivacemente colorata è molto accattivante e le mie miniature plastiche
sono dettagliatissime e di ottima fattura, anche se qualche amante dei german
games si lamenta che sarebbe stato meglio realizzarle in legno... ;)Scherzi a parte posso tranquillamente dire che non mi vengono mosse grosse critiche, per lo più c’è chi pensa che alla lunga io possa essere un gioco ripetitivo, o che alcuni dei territori rappresentati sulla plancia siano un po’ troppo piccoli (o che le miniature siano troppo grandi, vedetela come vi pare) e che quindi andando avanti con la partita si possa creare un po’ di confusione tra le varie miniature in campo, altri ancora dicono di riconoscere in me meccaniche già viste… ma al di la di queste inezie personalmente mi definisco un gioco ben realizzato, elegante e soprattutto bilanciato a dovere, che ha nella grafica e nella componentistica i suoi punti di forza.
Dietro le mie regole semplici ed intuitive si nasconde un gioco molto strategico caratterizzato da grande interazione. Non commettete l’errore di giocarmi in solitaria senza tenere d’occhio le mosse degli avversari, potrebbe esservi fatale, ricordatevi che sono un gioco pensato soprattutto per interagire.
Per convincervi lasciate che vi spieghi brevemente il mio regolamento: la partita viene giocata su cinque differenti epoche ognuna divisa in quattro fasi (scelta, sviluppo, scontro e punteggio). All’inizio di ogni epoca ogni giocatore sceglie segretamente una delle sue 6 carte “potere”, dopo di che, una alla volta, si piazzeranno un determinato numero di miniature (a seconda del numero di giocatori) nei territori della board, che è divisa in cinque tipi di terreni differenti (campi, montagne, foresta, deserto e città, più alcuni specchi d’acqua nei quali però non è consentito il piazzamento).
A questo punto si rivelano le carte “potere” giocate, le quali determinano sia la forza che la tribù del giocatore potrà mettere in campo negli scontri con gli avversari (il numero sulla carta andrà moltiplicato per il numero di miniature presente in ogni territorio, quindi niente dadi per risolvere gli scontri!), sia il tipo di territorio per il quale il giocatore otterrà punti bonus, infatti i punti che il giocatore realizzerà alla fine dell’era in corso saranno dati dal numero di territori totali che controlla con la sua tribù più il quadrato del numero di territori rappresentai sulla carta potere prescelta contenuti nel suo dominio (sembra un calcolo complicato ma non lo è affatto!). Se un territorio è conteso tra più giocatori chi guida la tribù più forte può decidere di eliminare le miniature avversarie o di coesistere con loro, guadagnando in quest’ultimo caso come premio per la sua magnanimità preziosissime carte “prosperità”. Al termine della quinta era il giocatore con il punteggio più alto sarà decretato vincitore e la sua tribù potrà regnare incontrastata sui territori dei Aztlán.
Come vedete il turno si potrebbe riassumere semplicemente in scegli una carta e piazza una miniatura, perché definirmi allora un gioco “per molti ma non per tutti”?
Probabilmente perché in realtà queste due (apparentemente) semplici azioni vanno meditate accuratamente e quindi non è affatto facile padroneggiarmi al meglio. Per gustarsi appieno una partita bisogna giocarmi con impegno, non sono un titolo da sottovalutare (sulla confezione c’è indicato un veritiero 13+ come età minima consigliata anche se, come ripeto, viste le regole e la mia veste grafica accattivante potrei attrarre un pubblico più ampio).
All’interno di ognuna delle prime tre fasi di gioco si celano decisioni cruciali.
Scegliere la giusta carta “potere” da giocare è fondamentale per sfruttare al meglio i bonus che ne potranno derivare, e per farlo bisogna tenere ben presente quali sono già state giocate dagli altri giocatori.
Piazzare le miniature nel posto giusto senza “sprecarne” è altrettanto importante, poiché di epoca in epoca se ne potranno piazzare sempre meno (in 4 giocatori ad esempio se ne possono piazzare 7 durante la prima, 6 nella seconda, 5 nella terza, 4 nella quarta e solo 3 nella quinta). Tra l’altro un aspetto da non sottovalutare nella fase di piazzamento è la possibilità di poter anche spostare da un territorio ad uno adiacente una miniatura già piazzata in precedenza! Avete capito bene, la fase di sviluppo non si riduce al solo piazzamento di una miniatura alla volta, ma è impreziosita da questa ulteriore opportunità che se ben sfruttata apre a strategie ancora più complesse!
Infine anche il decidere se eliminare le pedine avversarie da un territorio oppure coesistere ha un’importanza strategica enorme: scegliendo l’aggressività si possono spezzettare i possedimenti nemici impedendo loro di realizzare punti, optando per la coesistenza si guadagnano invece utilissime carte “prosperità” utilizzabili in situazioni particolari durante la partita.
Che altro dire, se dopo questa chiacchierata chiarificatrice qualcuno deciderà di provarmi son sicuro che non rimarrà deluso, anche se ho la plastica al posto dei cubetti e non ho ottenuto gli eccellenti risultati dei vari Carolus, Clans e via dicendo, state sicuri che ho molto da offrire a chi si siede al mio tavolo!
Spero di
rivedervi presto in Ludoteca,
saluti,
Aztlán
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaMuhuhuhahahaha! Andre, non puoi resistere alla forza! ;)
EliminaBASTACONLACENSURA!
EliminaADESSOHOCAPITOCOMEFUNZIONAIDEELUDICHE: CENSURA! DITTATURA!
MAX CANCELLA I MESSAGGI SCOMODI !!!!
MAX CENSORE!!!
W LA LIBERTA' DI PENSIERO!
W I GIOCHI LIBERI!
Argh! Maledizione, ti ho già bannato una volta Dado Critico, non costringermi a farlo di nuovo!
EliminaAndre, son riuscito a ripescare il tuo commento che avevo erroneamente eliminato! Chiedo venia ancora una volta per l'increscioso inconveniente, eccolo qui in tutto il suo splendore:
EliminaAndrea Dado 2 marzo 2015 15:43
"Eh, no, Max, questa volta non mi prendi in braccio, questa volta non intendo proprio riempirmi di altri....
CLICK!"