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giovedì 19 marzo 2015

"MIO CARO MAX... CHE PAURA TUFFARSI NELLE GELIDE ACQUE DELL'ETA' ADULTA"


 
Qual è il tuo segreto, Max? Perché tu sei sempre così sorridente e sereno e ti va sempre tutto bene? Anche quando ti arrabbi perché non scrivo gli articoli, non ti arrabbi veramente, fai piuttosto un piccolo broncio e dici “uffa!”.
Idee Ludiche è un blog così buono, così pacifico, così… bimbo. Non litighi mai con nessuno. Se qualcuno ti strattona o ti prende in giro, tu alla peggio chiedi scusa. Il logo del blog è puccettoso, la descrizione accanto al titolo è puccettosa, le rubriche sono puccettose. La rubrica in cui fai “parlare” i giochi da tavolo mi fa venire in mente questo.

Non è che è tutta una fuga dalla vita adulta? Non è che questa storia dei giochi da tavolo è tutta una copertura? Tutto il mondo dei gamers lotta strenuamente per dare dignità al gioco da tavolo, per dimostrare che giocare rende più intelligenti, migliora la socialità, rinforza le amicizie, eccetera.
Sarà.                                                                                     

Però, ora, in questo momento, mi tocca parlare di Niagara. E io, quando vedo Niagara apparecchiato sul tavolo, penso a questo.
Sono passati 10 anni da quando Niagara, ingegnoso prodotto di intrattenimento ludico di Thomas Liesching, vinse lo Spiel Des Jahres.

Niagara ha questa doppia faccia, che intriga e spaventa i giocatori tedesconi allo stesso tempo. E’ vestito come un gioco per bambini, ma richiede calcoli e ragionamenti da gioco deterministico.
E’ un po’ come se Daniele Luttazzi facesse una comparsata alla Melevisione.

Ma Max, tu sai di cosa stiamo parlando, vero?
In Niagara, i giocatori devono, attraverso la gestione del movimento di due barchette, pescare diamanti sul fondo del fiume, composto da dischetti trasparenti mobili. Ogni turno, i giocatori scelgono una tessera “pagaia” in contemporanea, che indica il numero di movimenti a disposizione per le barchette. Alla fine del turno, il fiume scorrerà: si faranno scivolare i dischetti del fiume del numero “pagaia” più basso scelto, e può capitare che qualche barchetta cada dalla cascata. Vince il miglior “pescatore di diamanti”, e grazie.

Niagara mostra il tranello. Se Niagara l’avesse inventato Feld, nessuno si sarebbe accorto di nulla. Il Re è nudo.
Quando c’è Niagara sul tavolo ci gasiamo tutti. Desideriamo tutti tornare bambini e poter pacioccare con le barchette, e sudare quando il dischetto trasparente con la tua barchetta è sull’orlo del precipizio. In compenso, è un gioco che richiede una dose di ragionamento, deduzione delle scelte degli altri giocatori, e a livello di regolamento, non è proprio Qwirkle, richiede l’assimilazione di qualche regola.

Niagara ti conquista con un fuoco d’artificio degno dei vecchi giochi MB, ti stupisce con una meccanica degna dei giochi tedeschi moderni, e infine ti mette a disagio quando ti rendi conto che stai giocando a qualcosa che sembra un gioco della Zoch (Aspetta Max... è un gioco della Zoch :O ).
Ma senti, Max… Non è che i giochi da tavolo sono proprio questo? Una maniera malcelata per tornare un po’ bambini? Per fuggire dai mali della nostra quotidianità?

Il dubbio è che tutti noi, che ci incontriamo alla ludoteca ogni mercoledì per scialarcela, nascondiamo una settimana di sofferenze da “adulto” (tranne Mario Sacchi che lui è sempre bimbo inside).
Qualcuno si libera dai mali dell’età adulta in maniera esplicita e gioca a Pitch Car, qualcuno non lo vuole proprio ammettere e gioca a Trajan.

Niagara è lì, a metà. Che ti senti un po’ bimbo e un po’ grande.
 
Cordialmente,
 
Benedetto

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