.

.
.
.
.
.

domenica 13 aprile 2014

"MIO CARO MAX... ARRIVARE A 25"




Caro Max,


quest’anno ho compiuto 26 anni. Manca poco e vado verso gli “enta”. Poi arrivano gli “anta”, che durano fino agli “ento”.
Sto invecchiando, Max.
L’ho capito quando TeOoh di Recensioni Minute aveva indetto il concorso “raggiungi il punteggio uguale alla tua età in un gioco da tavolo” (se non ve lo ricordate lo trovate qui - dal min. 18:00 in avanti! -), ed io mi sono reso conto che non avrei potuto più ottenere il premio del concorso vincendo ad “Hanabi”, gioco cooperativo di Antoine Bauza, vincitore dello Spiel Des Jahres 2013.

Il punteggio massimo ottenibile in questo è appunto “25”, un risultato che comunque non ho mai visto nemmeno di striscio.
Non che mi sia mai messo d’impegno. E’ un gioco che si propone facilmente agli amici e nelle situazioni relax, ma che è un po’ come l’adolescenza che si allontana, bella e leggiadra, ma lasciamola lì, chiudiamo quel capitolo, è ora di diventare grandi. I sogni sono finiti.
I fuochi d’artificio che ci si aspetta per il proprio futuro non arrivano, e non arrivano nemmeno nel gioco, per giunta.

Che dire di Hanabi? I giocatori collaborano per la realizzazione di un grande spettacolo di fuochi d’artificio. Per fare ciò, tutti s’impegnano a formare scale da 1 a 5 di cinque colori diversi, per raggiungere appunto quel bel 25 che ti dicevo. I giocatori tengono le carte al contrario, mostrandole quindi ai compagni, e possono dare indizi poco significativi ai giocatori (“alloooora, questa carta qui e queeesta carta quaa sono ROSSE”, “questa carta vale UNO”), possono tentare di aggiungere carte alle scale (“gioooocooo… QUESTA!” “noooo!!!”), possono scartare carte per ottenere nuovi indizi (“scaaaaartooo… QUESTA!” “nooooo!!!”). Il dilemma è che le carte di valore alto sono poche, e di carte che valgono 5 ce n’è solo una per colore. E in più, se si fanno 3 errori sulla scala, tutti perdono e se la prendono con l’ultima fava che ha sbagliato.

Non ricordo se l’aveva detto il Puzzillo o qualche altro blogger, però rimembro che qualcuno definì Hanabi come un fuoco d’artificio con la miccia che fa frrzzzzzzzz, e poi quando è lì lì per scoppiare… niente.
Ma io non dò la colpa a Bauza per questa esperienza malinconica, che è come un film dei fratelli Coen. Perché la vita è un po’ così. Non è detto che succeda qualcosa di memorabile, e magari poteva succedere, ma poi il cretino di turno scarta il 5 che serviva per arrivare a 25, e magari quel cretino sei tu.
E a quel punto, sì, la partita continua, la tua vita continua, ma con quel rimpianto, quel continuo pensare al passato, a quel 5 perduto per un rischio che hai deciso di prendere, per quella piccola impresa… fallita. E quindi il gioco/la vita va avanti, sapendo che non raggiungerai mai la gloria, non vedrai mai quel dannato e mai più avvicinabile 25.

A 25 anni, John Lennon aveva già lavorato per la produzione di 7 dischi dei Beatles.

A 25 anni, Steven Spielberg aveva diretto “Duel”, il suo primo lungometraggio.
 
A 25 anni, Zuckerberg vabbè sarà già stato ricchissimissimo.
 
E tu sei lì, che al massimo ti puoi aspettare di raggiungere 16, 17 punti, che significa che hai raggiunto un risultato “vabbè dai”.

Oppure, come puoi vivere “Hanabi”? Come un Sudoku che giochi in gruppo, con una penna non cancellabile. Che se qualcuno scrive un 7 nella stessa riga dove ci stava già un 7, che fai? Molli tutto? Ma no, continui, se fossi stato da solo avresti già fatto uno sbreco sullo schema e avresti voltato pagina, ma sei in compagnia e non è che puoi arrenderti. Devi sbattere il muso in compagnia. Così è Hanabi, una via verso una rassegnante sconfitta.

Poi c’è l’erba del vicino che è sempre più verde: quel giorno che TeoOoh arrivò in ludoteca e disse “Mah, noi siamo arrivati a 25 alla prima partita, e non si barava mica eh? Bastava uno sguardo d’intesa e TAC, la carta giusta al momento giusto!”.
 
Snort.

Forse è per questo che Hanabi ha vinto lo Spiel Des Jahres 2013: la società è in crisi, le persone sono deluse per i risultati mai raggiunti, per i sogni infranti. Perché non piangere insieme, in compagnia, per le ambizioni che la sorte ci ha negato di raggiungere?
Forse Bauza voleva dire proprio questo: Puoi puntare a fare faville della tua esistenza, ma basta una miccia bagnata di troppo è tutto a fumo.
E quindi meglio prendersela con quel cretino che:

“scartoooooo… QUESTA!”

“NOOOOOOOO”
 

Cordialmente,
 

Benedetto

1 commento: