Quando ho provato per la prima volta Kepler 3042 in ludoteca si stava ancora discutendo su quale potesse essere il nome definitivo del gioco.
Ma quella
era l’unica cosa che si doveva ancora decidere, per il resto il gioco era bello
e pronto. Un German duro e puro (quanto mi piace questa definizione, rende bene
l’idea eh!) a tema spaziale da stropicciarsi gli occhi ed anche le orecchie, in
classico stile Placentia
Games/Post Scriptum, con
coperta corta e strategie multiple (tante e tutte valide) per portare a casa la
vittoria.
Il primo
impatto con questo titolo può risultare piuttosto “tosto”, la plancia personale
è decisamente ricca di possibilità ed azioni e inizialmente non è facile
decidere la strategia da seguire, ma nel giro di pochi turni tutto si
chiarisce, soprattutto se si è bravi ad ottimizzare il tempo di gioco degli
avversari per pianificare le proprie future azioni.
Kepler è 3X (Explore, Expand, Exploit) per
2/4 giocatori della durata di circa 90/120 minuti nel quale si deve esplorare,
colonizzare, sfruttare e terraformare i pianeti intorno alla Terra.
La
particolarità del gioco è che le risorse iniziali a disposizione dei giocatori (cubetti
di tre colori che rappresentano Energia, Materia ed Antimateria) vanno gestiti con molta cura poiché
non aumenteranno mai, anzi, proprio chi saprà gestirli al meglio sarà
avvantaggiato nella vittoria finale.
Il turno
di gioco è molto veloce e di per sé semplice: ci si sposta su una casella a
scelta della propria plancia al fine di effettuare una sola azione obbligatoria
(a scelta tra 9 opzioni e che potrebbe servire ad
esempio a produrre cubetti energia piuttosto che mappare la galassia o terraformare
pianeti), in più si può decidere di compiere fino a due azioni bonus
(facoltative) “bruciando” però alcuni dei vostri preziosi cubetti, che si
potranno comunque recuperare successivamente ma non senza spendere tempo e
fatica :).
Vincerà
chi alla fine del sedicesimo
turno avrà totalizzato più punti (i punti si guadagnano in vari modi: colonizzando o terraformando pianeti, portando al massimo
le proprie tecnologie o salendo nei due tracciati di leadership tecnologica e
coloniale. Tutti questi aspetti sono legati fra di loro), ai quali andranno aggiunti anche i
bonus della carta obiettivo segreta ricevuta ad inizio partita.
Conoscendo
i miei gusti sapete che i cinghiali non sono il mio “cibo” preferito,
tantomeno se ambientati nello spazio, ma devo ammettere che la maggior parte di
quelli allevati e prodotti dal binomio Placentia/Post Scriptum esercitano uno
speciale fascino su di me, e Kepler non fa eccezione, anzi, ammetto che dopo la
prima partita ti rimane in bocca un ottimo sapore, quello classico che ti fa dire
“un’altra la farei volentieri” :)
Ma vediamo
di capire come nasce Kepler…
Chi è il
suo autore? E da dove ha preso spunto per la realizzazione di questo gioco?
Simone Cerruti Sola,
raccontaci di te e di come hai avuto l’idea di creare un gestionale ad
ambientazione spaziale! :)
Per iniziare, ciao a
tutti!!
Sono Simone (alias Banedon!) un appassionatissimo di Board Game dei gloriosi Guerrieri Valsesiani, un mini-gruppo di Giocatori di Ruolo e di BG, tra i monti della Valsesia.
Mi interesso anche un po' di astronomia amatoriale, affascinato soprattutto dalle distanze e dalle dimensioni del cosmo; un pomeriggio ne stavo discutendo durante una passeggiata con mia moglie (santa donna!): da quel discorso è nata l'idea di Kepler, che è uscita un po' come un fiume in piena in tutte le sue meccaniche.
In seguito alla stesura di un prototipo, è arrivata la sfida per il bilanciamento, che ho scoperto essere una parte molto entusiasmante della creazione di un gioco strategico. Un passaggio importante per la crescita di Kepler è stato portare il prototipo in prova ad IdeaG di Torino nel 2015, l'incontro tra autori ed editori. Infine, sono arrivati i sapienti consigli di Mario e Matteo, che vantano un'esperienza da veterani nell'ambito dei Board Game!
Sono Simone (alias Banedon!) un appassionatissimo di Board Game dei gloriosi Guerrieri Valsesiani, un mini-gruppo di Giocatori di Ruolo e di BG, tra i monti della Valsesia.
Mi interesso anche un po' di astronomia amatoriale, affascinato soprattutto dalle distanze e dalle dimensioni del cosmo; un pomeriggio ne stavo discutendo durante una passeggiata con mia moglie (santa donna!): da quel discorso è nata l'idea di Kepler, che è uscita un po' come un fiume in piena in tutte le sue meccaniche.
In seguito alla stesura di un prototipo, è arrivata la sfida per il bilanciamento, che ho scoperto essere una parte molto entusiasmante della creazione di un gioco strategico. Un passaggio importante per la crescita di Kepler è stato portare il prototipo in prova ad IdeaG di Torino nel 2015, l'incontro tra autori ed editori. Infine, sono arrivati i sapienti consigli di Mario e Matteo, che vantano un'esperienza da veterani nell'ambito dei Board Game!
E dalla
nascita passiamo alla concretizzazione e sviluppo di Kepler…
Mario Sacchi,
tagliamo corto, quali sono i punti di forza di Kepler? Quelli che vi hanno
fatto innamorare di lui e decidere di produrlo?
La prima volta che io e Matteo abbiamo provato questo gioco ne
abbiamo subito visto le potenzialità. La cosa che più ci ha colpito è stato il
sistema di gestione risorse, molto stretto e innovativo. Già questo ci aveva
fatto venir voglia di riprovarlo, ma ancora di più ce la fece venire Simone, dicendo
che aveva testato tante diverse strategie e non ce n'era una sempre vincente.
Beh, noi lo conoscevamo come giocatore di altissimo livello (di solito vince
lui tutti i tornei che organizziamo con l'associazione SlowGame), quindi se lo
diceva, probabilmente aveva ragione!
Ovviamente abbiamo verificato e abbiamo constatato noi stessi la
cosa.
Abbiamo quindi subito contattato Sandro e Franco di Placentia
Games, che hanno testato a loro volta e hanno confermato le nostre impressioni.
Il gioco era davvero valido e andava pubblicato!
A entrambi chiedo: perché i gamers dovrebbero giocare a
Kepler?
Perché è davvero bello e davvero vario. Perché non si sa con
certezza chi stia vincendo fino alla fine. Perché in ogni partita dà sempre
l'impressione di poter fare tutto quello che si vuole in 17 turni, ma ce ne
sono solo 16 :)
Inoltre, sappiamo bene che molti giocatori sono appassionati di
scienza e il gioco è molto curato anche sotto questo aspetto.
Perchè in Kepler non c'è un solo approccio vincente.
Primo, perchè la rigiocabilità è molto elevata: ad ogni partita cambia l'obiettivo della tua super-potenza, variano gli eventi di turno ed i pianeti sono disposti sempre in posizioni completamente diverse. Secondo, perchè è possibile disputare una partita vincente sia con un approccio molto aggressivo, logorando la propria riserva di risorse per ottenere azioni bonus, sia con un approccio più cauto per ottenere robuste produzioni verso fine partita. Inoltre, la sfida può essere condotta partendo rapidamente verso la colonizzazione o aspettando di sviluppare migliori tecnologie, facendo una partita di forte movimento o programmando viaggi più duraturi. Infine c'è la corsa alle due Leadership: conviene di più essere una potenza coloniale o primeggiare nelle tecnologie?
Non ho una risposta, dipende dal tipo di partita.
(prototipo con materiali di gioco non definitivi) |
Il
progetto sarà proposto su Kickstarter a partire dalle 19.00 di oggi lunedì 13 giugno, e la Placentia si avvarrà della
collaborazione di artisti del calibro di Alan
D’Amico
e Paolo Vallerga di Scribabs, che già
hanno creato la spettacolare grafica di Bretagne.
Con questi
presupposti direi proprio che Kepler 3042 ha tutte le carte in regola per
diventare uno dei “best seller” della
prossima Fiera di Essen! ;)
Ancora
grazie a Mario di Post Scriptum e al neo-autore Simone per la disponibilità ed in bocca al lupo per la finalizzazione
di questo progetto stellare!
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