Cosa si intende per Game Design? Quale sarà il futuro dei
giochi in scatola? Come si conciliano i nuovi supporti elettronici con i
classici board game? Di questi ed altri interessanti argomenti parleremo oggi con Spartaco Albertarelli, uno tra gli Autori italiano più apprezzati e prolifici, che vanta centinaia di giochi
pubblicati ed una brillante carriera che
lo vede da oltre trent’anni cavalcare l’onda
del successo!
Spartaco, raccontaci come è nata in te la passione per il gioco da
tavola.
La passione è nata come nasce a tutti. Ho iniziato a
frequentare circoli di giocatori che giocavano cose poco “commerciali”, ho
scoperto i giochi di simulazione, poi i giochi di ruolo e da lì sono andato
avanti. Ho sempre avuto un interesse per il gioco, non solo per mio
divertimento, ma anche per la sua storia, l'evoluzione che ha avuto nel corso
dei millenni, le implicazioni magico/religiose che aveva nell'antichità, la
forza simbolica riscontrabile anche nei giochi più semplici, gli aspetti
matematici. Insomma ho sempre visto il gioco come qualcosa di particolare.
Cos’è per te il GAME DESIGN?
E' una professione, qualcosa di diverso dal “semplice”
processo creativo che porta alla creazione di un gioco, infatti, parlando di me
stesso, non uso quasi mai il termine “autore”. Per me
progettare un gioco è un esercizio più completo che non quello della sola
creazione delle regole. Game design significa mettere in pratica competenze
tecniche, conoscenze psicologiche, capacità di sintesi, gusto artistico e tutta
una serie di altre conoscenze che maturano nel tempo. Significa
studiare prima di tutto i giocatori e non semplicemente dare sfogo alla propria
creatività.
Qual è il gioco che hai creato a cui sei più affezionato?
Domandona. Ce ne sono tanti che hanno avuto un significato
particolare. SPQRisiKo,
per esempio, è l'ultimo gioco che ho potuto progettare insieme al responsabile EG
della produzione, Riccardo Mazzoletti, che non è stato solo un collega e un
amico, ma anche la persona che mi ha completato da un punto di vista
professionale, insegnandomi tutti i trucchi del mestiere per quanto riguarda
una serie di aspetti tecnici che pochi autori di giochi conoscono. La sua morte
ha lasciato un vuoto veramente incolmabile e quel gioco me lo ricorda ogni
volta. Poi, naturalmente, c'è Kaleidos che è il gioco che mi ha dato,
probabilmente, la maggiore celebrità a livello internazionale, entrando nella
lista dei tre finalisti per lo Spiel des Jahres (era il 1995, l'anno dei Coloni
di Catan...). A distanza di tanti anni quel titolo è diventato il nome della
mia società (KaleidosGames) e il gioco continua a vendere bene oltre a
consentirmi di lavorare con artisti di grande spessore. Ma la lista potrebbe
andare avanti a lungo, anche perchè fare il game designer è il lavoro più bello del mondo
e ogni titolo mi ricorda soprattutto questo.
Esiste un gioco che, per un motivo o per l’altro, avresti
voluto ideare tu?
Uno dei vantaggi del fare il lavoro più bello del mondo,
essendo consapevole della fortuna che ti è capitata, consiste nel fatto che
difficilmente puoi provare invidia per qualcosa o per qualcuno, però se proprio
dovessi dire un titolo, penso che direi Diplomacy.
Tu rappresenti un esempio per moltissimi aspiranti autori,
hai qualche consiglio da dare loro per imboccare la giusta via del game design?
Non ci sono formule magiche, ma bisogna avere una grande
curiosità e soprattutto un grande rispetto per i giochi e per i giocatori,
senza distinzioni e senza preferenze. Quello che dico sempre è che un vero
creativo, di fronte a una fila di persone che stanno ammirando un quadro, non
si mette in fila a sua volta magari per criticare il quadro, ma inizia ad
osservare quelle persone per capire che cosa attragga così tanto la loro
attenzione.
Che futuro vedi per il mondo del gioco in scatola?
I giochi hanno da sempre la capacità di rinnovarsi e
cambiare, seguendo l'evoluzione del genere umano e hanno ben più di sette vite.
In quasi trent'anni di carriera ho sentito molte volte pronunciare il de
profundis per questa tipologia di gioco, che avrebbe dovuto essere spazzata via
dai PC, dalle Consolle, dall'online, ma poi alla fine ci sono più giochi oggi
di quanti ce ne fossero anni fa. Io penso che il futuro sia assolutamente
positivo e sono molto contento che in questi anni si sia sviluppata una scuola
italiana che ha dato prova di non essere inferiore a quelle “storiche”, con
autori sempre più apprezzati.
Ti va di parlarci di KaleidosGames, “The games in Mind” e dei
progetti futuri che hai in cantiere?
La personale definizione di GIOCO data da Spartaco Albertarelli |
KaleidosGames è in realtà il marchio dell'area
giochi di una società di nome KaleidosPublishing, che ho fondato insieme a mia
moglie, grande esperta di cucina e che ha come obiettivo anche l'editoria
elettronica. Il “ramo d'azienda” (oggi mi piace darmi delle arie) che più ci
riguarda ha come obiettivo quello di essere e possibilmente restare una
indie-company con interessi non solo nel mondo del boardgame, ma anche in
quello dei videogiochi, con particolare attenzione a iPad e affini. Per questo
ho voluto mettere come “pay-off” (l'ho già detto che oggi mi va di darmi delle
arie?) “The
Games in Mind”, perchè nella mia testa, alla fine, ci sono sempre i
giochi, nella loro completezza. Strumenti come l'iPad sono straordinariamente
interessanti per chi fa il game designer come me, proprio perché ti consentono
di sviluppare concetti di gioco del tutto diversi da quelli che potresti ideare
su carta, ma al tempo stesso non così distanti come molti pensano. Ovviamente,
non ci occuperemo mai di videogiochi nel senso più esteso del termine, perché
quelle sono cose da grandi software-house, ma ci concentreremo su piccole idee,
progettate come fossero giochi da tavolo, ma su un “tablet”. Tutto questo,
naturalmente, senza mai dimenticare il primo amore, quindi alla fiera di Essen
saremo presenti con la nostra bella scatolina piena di dadi e carte. Il primo
gioco ad essere pubblicato sarà infatti un'edizione riveduta e corretta di
DiceRun, un titolo uscito per la prima volta circa 10 anni fa.
Contemporaneamente, speriamo di poter presentare la versione per iPad di
Kaleidos: in pratica un gioco da tavolo, che usa l'iPad come strumento di
gioco. Se verrai a trovarci al nostro stand a Essen ne vedrai letteralmente
delle belle!
Grazie mille Spartaco per il garbo e la disponibilità con la
quale hai risposto alle nostre domande!
Idee Ludiche si augura di poterti “ospitare” nuovamente tra
le sue pagine, per parlare magari dei futuri successi che, siamo sicuri, saprai
raccogliere già dalla prossima Essen!
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RispondiEliminaCaro "ANONIMO", se hai letto attentamente le risposte che il gentilissimo Spartaco ha dato nell’intervista, avrai notato che in un passo recita che “serve grande rispetto per i giochi e per i giocatori, senza distinzioni e senza preferenze”, penso che questa affermazione si possa estendere anche a chi, come me, cerca con impegno e buona fede di fare informazione.
RispondiEliminaSe il livello di informazione fornito da questo blog non si confà ai tuoi standard sei liberissimo di rivolgerti altrove.
Se in futuro avrai la gentilezza (e l’educazione) di firmarti con nome e cognome sarò lieto di dialogare con te, nel frattempo mi limito a rimuovere il tuo commento che non offre ne spunti costruttivi ne suggerimenti utili.